Regia di Volfango De Biasi vedi scheda film
Lo psichiatra Saverio lavora in una struttura per malati di mente e crede fermamente nel potere riabilitativo dello sport. Decide così di concretizzare un suo sogno: portare al mondiale di calcetto fra nazionali di pazienti psichiatrici una squadra italiana. Le difficoltà sono tantissime, ma il risultato finale è troppo importante per arrendersi.
Cinematograficamente parlando siamo di fronte a una interessante singolarità: questo film è infatti la trasposizione in forma di fiction (con produzione Rai, peraltro) delle vicende raccontate cinque anni prima in un documentario dall'identico titolo e diretto dallo stesso regista, vale a dire Volfango De Biasi. Ma non è tutto: Crazy for football del 2016 prendeva spunto da un altro documentario di De Biasi sulle medesime vicende, girato nel 2004 e intitolato Matti per il calcio... vale a dire il sottotitolo di questa opera. Se la faccenda comincia a sembrare cervellotica, in realtà altrettanto non si può dire della trama del lavoro, scorrevole e lineare quanto basta per accattivarsi il pubblico più vasto; la sceneggiatura è firmata dal regista, da Filippo Bologna, Tiziana Martini e Francesco Trento. Sergio Castellitto guida un cast ben assortito composto principalmente da interpreti poco noti, ma efficaci, con ruoli di spalla riservati a Max Tortora, Lele Vannoli e Massimo Ghini. Simpatica comparsata di Marco Mazzocchi, telecronista sportivo Rai, nei panni di sé stesso. La maniera in cui la trama viene romanzata è senza dubbio funzionale alla destinazione del prodotto, ma forse non rende completamente onore alle vicende dello psichiatra Santo Rullo, qui ribattezzato Saverio Lulli; a onor del vero le divergenze nella trama con quanto raccontato nel precedente documentario del 2016 sono tante e sostanziose, ma si sta pur sempre parlando di due prodotti differenti e destinati a un differente pubblico. 4,5/10.
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