Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
Rec. breve
Dopo lo splendido "Una domenica in campagna" ancora un anziano protagonista per Bertrand Tavernier. E ancora un artista. Là un pittore, qui un sax tenore. "Round midnight", il titolo è lo stesso di un celebre brano di Thelonious Monk con cui si apre il film, è un caloroso atto d'amore al mondo della musica jazz, oltre che "la più bella celebrazione cinematografica della passione jazzistica che travolse i giovani europei dopo il '45" (Tullio Kezich), attraverso lo straordinario personaggio di Dale Turner, ispirato alle figure di Bud Powell e Lester Young, a cui il film è dedicato "con rispetto" come si legge sui titoli di coda. E in effetti sono proprio il rispetto e l'umiltà di Tavernier a colpire maggiormente. Forse il miglior film che si potesse fare sulla musica e su un musicista. Bello, malinconico, crepuscolare, sfumato, umanissimo e commovente, si riassume meravigliosamente in una frase di Dale: "Io spero, Francis, che vivremo abbastanza a lungo per vedere un viale che porta il nome di Charlie Parker, un parco Lester Young, una piazza Duke Ellington, e... perfino una strada col nome di Dale Turner. Jazzistico.
Voto: 8
Dopo lo splendido "Una domenica in campagna" ancora un anziano protagonista per Bertrand Tavernier. E ancora un artista. Là un pittore, qui un sax tenore. "Round midnight", il titolo è lo stesso di un celebre brano di Thelonious Monk con cui si apre il film, è un caloroso atto d'amore al mondo della musica jazz, oltre che "la più bella celebrazione cinematografica della passione jazzistica che travolse i giovani europei dopo il '45" (Tullio Kezich), attraverso lo straordinario personaggio di Dale Turner, ispirato alle figure di Bud Powell e Lester Young (di quest'ultimo nel personaggio di Dale ritroviamo lo strumento - il sax - il cappello e i tic, come l'appellativo di lady che egli indifferentemente dava al proprio sax o agli amici), interpretato da un eccezionale Dexter Gordon, a sua volta noto sassofonista ed esule in Europa fra il 1962 e il 1976. La musica non fa da semplice sottofondo ma è parte integrante del racconto con lunghe, magnifiche, esibizioni, riprese per intero di fronte ad un pubblico entusiasta. Non a caso nel film suonano, oltre a Dexter Gordon, altri giganti come Herbie Hancock, Pierre Michelot, Cedar Walton, Wayne Shorter, Billy Higgins e John Mclaughlin. Dedicato "con rispetto" a Bud Powell e Lester Young si legge sui titoli di coda. E in effetti sono proprio il rispetto e l'umiltà di Tavernier a colpire maggiormente (probabilmente c'è qualche elemento autobiografico nel bel personaggio di Francis, quanto meno nell'ammirazione sconfinata che Francis ha per Dale). Una storia immaginaria che sembra la vera biografia di un autentico talento del jazz: è questa la miracolosa magia di "Round midnight" che è anche il racconto di una intensa e profonda amicizia. Forse il miglior film che si potesse fare sulla musica e su un musicista per cui "la felicità è una bella, umida, ancia rico" e che della musica ha fatto la sua unica ragione di vita, tanto da ripetere continuamente: "Sono stanco di tutto, tranne della musica!", perché "la mia vita è la musica, il mio amore è la musica. E questo 24 ore al giorno!" Come ha scritto giustamente Roger Ebert non c'è bisogno di essere grandi esperti di jazz per apprezzare il film, perché "Round midnight", in un certo senso, racconta tutto quello che c'è da sapere sul jazz. Bello, malinconico, crepuscolare, sfumato, umanissimo e commovente, si riassume meravigliosamente in una frase di Dale: "Io spero, Francis, che vivremo abbastanza a lungo per vedere un viale che porta il nome di Charlie Parker, un parco Lester Young, una piazza Duke Ellington, e... perfino una strada col nome di Dale Turner." Più incisivo del pur meritevole ma discontinuo e solo a tratti eccellente "Mo' better blues" di Spike Lee, deve necessariamente essere visto in coppia con "Bird" dell'immenso Clint Eastwood. Scritto dal regista con David Rayfiel ispirandosi al rapporto che legò il pianista Bud Powell ed il grafico francese Francis Paudras, basandosi sulla cronaca che questi scrisse sul soggiorno del pianista a Parigi negli anni cinquanta. Piccola ma fondamentale partecipazione di Martin Scorsese, "antipatico e luciferino portavoce di uno show business che mirando ad una razionalizzazione «produttiva» in funzione del profitto, instaurando con il musicista relazioni esclusivamente burocratico-organizzative, lo sprofonda in una irredimibile alienazione" (Marco Vecchi) tanto da fargli dire all'amico Francis che lo ha accompagnato a New York "S.O.S.: stessa orribile solfa!". Prodotto da Irwin Winkler. Menzione speciale per le scene di Alexandre Trauner e la fotografia di Bruno de Keyzer. Oscar per le musiche di Herbie Hancock, solo nomination per il protagonista Dexter Gordon, battuto dal Paul Newman de "Il colore dei soldi". Tra l'altro Newman nel 1961 era stato protagonista di "Paris blues" di Martin Ritt con protagonista un musicista jazz che va a vivere a Parigi. Nastro d'argento a regista e protagonista che ha vinto anche il David di Donatello. 2 nomination anche ai Golden Globes nelle stesse categorie per cui il film è stato candidato agli Oscar. In concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del 1986.
Voto: 8
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