Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
78ma MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2021 – IN CONCORSO
Pablo Larraín immagina un tremendo Natale con la famiglia reale per Lady Diana, nel periodo in cui il matrimonio da favola col Principe di Galles stava ormai per andare in pezzi e la principessa trovava insopportabile sottostare alle rigide imposizioni della Corte e subire la curiosità morbosa dei fotografi e della stampa, che la faceva sentire “un insetto sotto il microscopio”.
“Una favola tratta da una tragedia vera” recita l'incipit di questa pellicola che, dopo Jackie con Natalie Portman e Neruda con Gael Garcia Bernal, segna il ritorno dell'autore cileno al genere della biografia di personalità che hanno segnato il '900, scegliendo un momento particolare e saliente della loro vita per tracciare un ritratto delle loro esistenze già celeberrime.
In questo caso il momento è il montare della crisi personale di Diana, subito prima che esploda con effetti deflagranti per la monarchia inglese. La principessa, che già avverte l'ombra di Camilla incombere sul suo matrimonio, è paragonata ad Anna Bolena, il cui spirito si immagina di incontrare nei corridoi di palazzo: la moglie di Enrico VIII fatta decapitare con l'accusa di avere un amante, quando era in realtà il Re a voler liberare il posto sul trono per un'altra donna. Opprime Diana un senso di soffocamento, esplicitato da una collana di perle che pare un cappio al collo e dalle tende che non basta più chiudere, ma bisogna addirittura cucire per sventare l'assalto a distanza dei teleobiettivi degli invadenti paparazzi.
In una Corte che tramuta la famiglia in un sistema disumano che si regge sull'apparenza, l'ipocrisia ed il rispetto ossessivo di rigidi e vuoti rituali e protocolli, l'unico momento di sincerità è rappresentato dal rapporto amorevole coi figli, col gioco prenatalizio della verità a rappresentare il momento più tenero di complicità familiare e la fuga al fast-food dove ordinare semplicemente come “Spencer” quello più liberatorio. Il resto è tutta finzione, come le viene ricordato dal veterano responsabile della sicurezza, che le ricorda la necessaria duplicità dei membri della famiglia reale, tenuto al rispetto di norme e protocolli sebbene li detestino. I dialoghi con personaggi impiegati presso la Corte sono il mezzo attraverso cui il regista fa emergere le sue riflessioni sul personaggio: oltre a quelli con il già citato responsabile della sicurezza, Diana parla anche col capocuoco e con la dama da camera preferita (Sally Hawkins), che le confessa di essere innamorata di lei, suscitandone una divertita reazione.
Kristen Stewart interpreta Lady Diana evitando la mera imitazione fisica, il reparto costumi ricostruisce con fedeltà le famosissime mises della principessa e Larraín dirige con eleganza coadiuvato da una bella colonna sonora di brani classici. Tuttavia l'impatto emotivo del film è bloccato da una certa noiosa freddezza e purtroppo, peggio ancora, da una tendenza alla banalità (un po' facilone il paragone con Anna Bolena) che gli impedisce di incidere in maniera profonda. Soprattutto non dice nulla su Lady Diana che non sia stato già detto e ripetuto da trent'anni a questa parte, per cui non ci fa scoprire niente che non sapessimo già sulla sua protagonista , risultando a mio parere meno riuscito del già citato Jackie, che, complici forse anche il maggior distacco temporale e la scelta di un momento molto più drammatico della sua vita, riusciva a scandagliare molto più a fondo il personaggio della First Lady.
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