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Spencer

Regia di Pablo Larrain vedi scheda film

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La recensione su Spencer

di Antisistema
7 stelle

E' vissero per sempre felice e contenti... per lo meno è questa l'idea propagata dal cinema anglo-americano dopo l'unione tra due persone; il matrimonio tra Diana e Carlo, prometteva molto, ma alla fine s'è concluso in un gran disastro, dove la morte dell'ex principessa di Galles, ne ha fatto di lei un mito quanto lui un mostro, quando semplicemente egli non gradiva tale unione impostagli dalla famiglia reale, ma alla fine la "principessa del popolo" è divenuta una martire, mentre lui s'è beccato tutte le negatività e le responsabilità del fallimento della loro unione.
Pablo Larrain, dopo Jackie (2016), prosegue con i suoi biopic su figure istituzionali (e per il futuro si parla di progetto con Anya Taylor Joy nel ruolo di Evita Peron), però ci tiene a ribadire come intenda farlo a modo suo, ma apertamente schierato, con una partigianeria unilaterale verso Diana sin da subito esibita, scegliendo mettere in scena la sua ribelliione alla casata reale dei Windsor, focalizzandosi su un piccolissimo periodo della sua vita, secondo una tendenza tipica delle pellicole contemporanee appartenenti a tale filone; anno 1991, una spaesata Diana Spencer (Kristen Stewart), alla guida del suo bolide, vaga dispersa per la campagna inglese chiedendosi dove "cazzo sia finita", è sola, senza scorta, intuiamo quindi una certa propensione negativa nei confronti dell'etichetta reale, che di lì a poco non tarda ad esploderà in tutta la propria forza, causa le incombenti festività natalizie da trascorrere nella tenuta reale di Sandrigham, assieme al marito Carlo (Jack Farthing), nonchè assieme a tutti i membri della famiglia reale, con i quali il rapporto è ai minimi termini. 
Non siamo innanzi quindi ad un film biografico classico, ma ad una versione dichiaratamente romanzata dei tre giorni delle festività natalizie, trascorse dalla principessa Diana nella residenza del Norflok, ma ben lungi dall'essere un momento di festa, segnerà il Nadir definitivo nei rapporti, tra la donna e tutti i membri della famiglia reale, cominciando dal marito Carlo, apertamente sprezzante, quanto didascalicamente intento a sottolineare la necessità dell'esistenza di due "Lady Diana", una pubblica ed un'altra privata, un discorsetto scolastico quanto pedante, inutile elemento della sceneggiatura del mediocre Steven Knight, come tanti agganci premonitori al triste destino della principessa con l'ossessione verso i termini "morte" e "morire"; Larrain cerca quando può, di porre rimedio con la sua regia alle carenze della scrittura, giocando sia cromaticamente con gli abiti colorati e sgargianti in contrasto con scenografie fredde o dai richiami dolorosi nell'uso di toni come il rosso, aderendo appieno con la macchina da presa al personaggio di Diana Spencer, con il suo punto di vista di donna inserita in un meccanismo storico molto più grande di lei, così che un momento di convivialità come la cena della vigilia di Natale, tra preparazione e consumazione di essa, diventi un continuo stato d'ansia tra carrellate stile Kubrick a seguire quanto a precedere, per poi esplodere in un glaciale orrore alla Shining (1980), dove ogni boccone diviene una condanna degli sguardi altrui colmi di giudizi negativi. 

 

Kristen Stewart

Spencer (2021): Kristen Stewart


Aderendo appieno alla persona di Diana Spencer, il suo punto di vista è sempre quello giusto, la famiglia reale è ostile, fredda e distante, su tutte la regina Elisabetta II (Stella Gonet), la quale concede poco più di due apparizioni ed uno scambio di battute fugace con la nostra protagonista, sempre più emotivamente distrutta, dato il suo sentirsi oppressa quanto poco capita nel suo malessere esistenziale, vittima di momenti stranianti e situazioni deprimenti, prigioniera dei propri fantasmi, però farne una moderna Anna Bolena come le ripetute quanto sottolineate numerose "visioni" ci tengono a ribadire (addirittura un libro biografia fatto trovare sul letto di Diana), a lungo andare finisce per de-privare tale parallelismo della sua ragion d'essere, data l'estrema diversità delle due situazioni, per non tacere del paragone improprio tra le personalità opposte di Enrico VIII ed il principe di Galles Carlo.
Molto meglio quando il motore dell'azione parte dal bisogno umano di Diana, nel volersi sentire capita, seppur la donna sia ella stessa la prima ad essere confusa e smarrita nel suo malessere, perchè un matrimonio da favola sembra naufragato così malamente? Perchè quando avrebbe tutto per poter essere felice (cominciando dai due figli), in ogni momento sembra l'eterna infelice? La servitù mandata avanti ipocritamente da Carlo e probabilmente dalla regina Elisabetta II, cerca in ogni modo di farle capire la necessità dell'etichetta di corte, con tutto il suo carico di tradizioni e riti, che per quanto assurdi, sono un sacrificio necessario per conferire un'aura di rispettabilità rigorosa alla monarchia inglese, certo, nel 1991 dopo oltre un decennio di matrimonio verrebbe da chiedersi se tali "suggerimenti" siano ancora dovuti e la donna non fosse stata istruita in precedenza, qui purtroppo si vedono in parte i problemi di un film dove Knight e Larrain, non sono riusciti a trovare la giusta sinergia, dacchè tra una famiglia reale lontana ed una servitù ostile alla protagonista, intuizione che andava dosata e calibrata meglio donando a costoro una personalità propria, cosa concessa solo a Maggie (Sally Hawkins), guarda caso però unica ad essere comprensiva con le sofferenze della principessa, in mezzo a tali difetti, Kristen Stewart decide di prendersi tutta la scena, costruendo una Diana algidamente umana, conferendole una credibilità attoriale profonda, tramite le sue ossessioni, il recondito desiderio di libertà da una prigione di tradizioni oramai desuete all'alba del nuovo millennio, ricercando un miracolo cantato a squarciagola accompagnata dalla canzone di sottofondo “All I need is a miracle” di Mike and The Mechanics, sulla quale sarebbe stato meglio concludere il film, senza la pessima chiusura al fast food, che finisce con il banalizzare lo spirito della principessa del popolo, trasformandola in una mediocre consumatrice di cibo spazzatura, che da ribelle verso un sistema arcaico, finisce colonizzata dal sistema iper-consumista moderno, un'altra prigione, nella quale però neanche si rende conto di essere rinchiusa; a questo punto verrebbe da rivalutare la dignità ultra decennale della regina Elisabetta II, che volente o nolente, tra scandali, vantaggi e svantaggi vari, ha portato avanti con estremo rigore un'istituzione millenaria, facendosi stoicamente carico psicologicamente di tale peso.

 

Kristen Stewart

Spencer (2021): Kristen Stewart

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