Regia di Riccardo Milani vedi scheda film
Egoista, arrogante e perennemente single, Gianni è un imprenditore che ha l’hobby delle donne che conquista senza il minimo scrupolo. Arriva addirittura a fingersi costretto su una sedia a rotelle per suscitare pietà e conquistarne una. Questa bassezza però gli si ritorcerà contro quando incontrerà Chiara, una donna solare e dinamica che un incidente ha reso paraplegica.
Ogni volta che mi capita di vedere attori di calibro prendere parte a film di cui la loro carriera potrebbe fare tranquillamente a meno, sarei veramente curiosa di capire con quale criterio vengono scelti e qual è esattamente il motivo che li spinge a prenderne parte.
Detto questo la pellicola è la solita commedia italiana. Piena di perbenismo, cattivoni che parlano male delle persone con disabilità, esseri egocentrici che ignorano i mali del mondo e il solito amore che finisce per rovinare tutto ma lei ormai è indignata e non lo vuole più, scene melodrammatiche nel mezzo e poi il lieto fine. Il punto di rottura sta proprio qui, nessuno ha mai il coraggio di osare.
Quando dicono che il cinema italiano è morto io arrivo sempre a dissentire o meglio a correggere… la commedia italiana è morta e sepolta. Salvo rari casi, e credevo che questa pellicola ne facesse parte, la commedia italiana, che ha avuto i suoi anni di gloria, non riesce più a divertire ma si limita a intrattenere e quando non sa più dove andare a parare ci mettono dentro un paio di situazioni, cose e personaggi e ti spiattellano in faccia il solito finale smielato.
Fa molta rabbia, perché mancano davvero le commedie di una volta. Fa molta rabbia vedere quei pochi attori nostrani, degli di essere chiamati tali, svendersi in pellicole di poco conto che hai dimenticato già prima dei titoli di coda.
Scusate se questa recensione è diventata una lamentela ma, in caso contrario non avrei davvero saputo cosa scrivere così ho preferito dare voce alla mia indignazione e alla mia frustrazione verso una me stessa che cede alla visione di certe pellicole sempre con un moto di speranza (da dove arrivi poi chissà) che finisce per essere puntualmente calpestata.
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