Regia di Riccardo Milani vedi scheda film
Corro da te un film in equilibrio sopra una sedia a rotelle.
Se Corro da te è un film sulla disabilità fisica, I soliti ignoti è un film sulla malavita.
Il paradosso forzato serve a sgomberare il campo dagli equivoci del messaggio “buonista”, per lo scrivente l’ultima opera in sala di Riccardo Milani è una commedia irriverente sulla tragica disarmonia della nostra civiltà malata di egoismo, affollata di individui che al culmine della maturità sono aridi di sentimenti veri e indifferenti verso i diversi. La Trama in pillole: Gianni è un 49enne single di successo sul lavoro, runner ossessivo ed emotivamente compulsivo che incontra Chiara, giovane musicista delusa da un trascorso sentimentale: tra i due nasce una frequentazione, figlia di una trucida scommessa, che finirà per ribaltare molti dei punti fermi di Gianni. Sullo sfondo Roma, Torino e Lourdes e alla fine ancora Roma per la tormentata vicenda dei due amanti, normotipo lui e paraplegica lei, che scorre tra falsi amori ed amicizie di facciata per Gianni, famiglia granitica e "impegno" su molti fronti per Chiara: due contesti così lontani da attrarsi inevitabilmente, ma solo alla fine di un percorso per nulla scontato. Il miracolo avviene non a Lourdes, bensì all’ombra del gasometro il “nuovo Colosseo”, grazie a una sarabanda di incroci affettivi ed equivoci molto ben orchestrati in principio dal protagonista (interpretato da Favino in stato di grazia) che frana nel finale, seppellendo con sé stesso tutti i pregiudizi di una generazione cresciuta nel mito di Narciso e del successo economico sopra ogni cosa. Chiara potrà ballare e abbandonare la sua sedia a rotelle, solo se Gianni riuscirà a colmare quel vuoto che tenta inutilmente di riempire con bugie. Copia non conforme del film francese Tutti in Piedi (Tout le monde debout) , Corro da te di Riccardo Milani acquista personalità propria soprattutto nella scelta vincente del cast, azzeccato in ogni personaggio e sui tempi frammentati di messa in scena degli stessi: Dario, l’amico dottore (Pietro Sermonti misurato) e Luciana la segretaria tuttofare (Vanessa Scalera da applausi), coscienze dormienti del protagonista, caratterizzano molte delle sequenze più divertenti, suscitando equivoci e risate nell’intento di redimere “l’uomo in carriera”. Il fratello gemello di Gianni, che ha il volto di Carlo De Ruggeri, è l’anima pura del topos Abele, al contrario dell’anziano Padre (Michele Placido) che vive nelle balere, alla ricerca degli affetti perduti per troppa leggerezza. Le figure femminili giganteggiano nei film di Milani e Corro da te non sfugge alla regola: persino la mamma defunta esce vincente dal confronto con il figlio Gianni, così Alessia (bravissima Pilar Fogliati) può permettersi di schiaffeggiare la maschera del mostro che ha ingannato la sorella, Chiara (Miriam Leone) sentirsi finalmente intera all’ombra di una bugia e Nonna Margherita (superlativa Piera Degli Esposti) offrire l’ossigeno a chi non sa di averne bisogno per mettere a fuoco un mondo, che crede “handicappato” ed invece ha tutte le carte in regola per renderlo felice. Dire “pane al pane e vino al vino” questo sembra il motto del regista Riccardo Milani, che fa agire e parlare i suoi personaggi con parole libere dal “buonismo” di facciata: ambienta a Roma il soggetto francese, lavora molto sul carattere dei personaggi (anche inserendo alcune figure nuove, tra tutte la già citata Nonna di Piera Degli Esposti) ed esaspera le situazioni con coloriture nostrane che, al contempo, aggiungono spessore all’argomento e momenti comici da grande commedia all’Italiana. Gianni il protagonista è un uomo orrendo che pronuncia frasi orrende ma, senza ipocrisia, sono le stesse parole che circolano con molta frequenza nelle nostre case e nei nostri luoghi di ritrovo, pronunciate con sufficienza e ignoranza, magari per strappare una risata cretina: per questo motivo Gianni ci rappresenta molto di più di quanto ne siamo coscienti e Corro da te è un film esemplare nella sua assenza di retorica e di messa in scena della verità derisa.
Un plauso infine al ritmo del montaggio, alla scelta della colonna sonora (la melanconia degli Stones) e al lavoro di squadra per la sceneggiatura, con dialoghi mai banali e molto molto scorretti, dotati di cattiveria graziosa e mai disturbante, battute esuli dal pietismo che scorrono tra sedie a rotelle, viaggi della speranza e fuoriserie rombanti (la macchina di Gianni che sgomma tra i viali del cimitero è cult) per provare a raccontare che anche la persona più arida può avere un piccolo giardino da irrorare di sentimento.
Lu Abusivo
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta