Regia di Ivan Cotroneo vedi scheda film
Durante la pandemia, una coppia sull'orlo della separazione è costretta a passare due settimane nella stessa abitazione dopo che uno dei due è entrato in contatto con una persona positiva al coronavirus. I quattordici giorni che Lorenzo (Trabacchi) e Marta (Natoli) passeranno insieme daranno ai due l'occasione per chiarire molte cose messe sotto al tappeto ed emerse soltanto dopo il tradimento di lui, che è in procinto d'andarsene con un'altra donna.
Nella solita, insopportabile casa altoborghese tutta di design - che ancora una volta ci ricorda l'inesistenza del ceto medio nel cinema italiano - dove le dispute non si limitano ai sentimenti, ma debordano con registro saccente sulla divisione dei libri, nelle schermaglie su letteratura e cinema, insomma ci rappresentano un mondo di boriosi borghesi ultrabenestanti (lui avvocato, lei osteopata), assistiamo a un kammerspiel che è una sorta di Carnage dove, alla colpa iniziale di lui, fanno da contraltare i troppi silenzi di lei.
Su questa coppia di lungo corso (Lorenzo e Marta, entrambi sulla cinquantina, stanno insieme da 12 anni e i due attori sono marito e moglie anche nella vita) il regista Ivan Cotroneo imbastisce un copione che, giorno dopo giorno, propone sempre lo stesso schema: dialogo iniziale, toni che si alzano nel corso della giornata, e poi ripicche e recriminazioni. Alla fine, quei giorni passati insieme diventano comunque, per i due, l'occasione per riflettere sulle ragioni del tradimento e per cercare di capire se la loro relazione abbia ancora un senso. La regia è asciutta, Trabacchi è misurato mentre Carlotta Natoli sfiora ripetutamente l'overacting, dando al tempo stesso pathos a un film che si muove su un registro con pochi sussulti.
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