Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
Probabilmente dopo 85 anni la potenza del messaggio di questo film, tratto dalla dolceamara commedia La caduta del tiranno di Svend Rindom e sceneggiato dallo stesso regista, si è ampiamente dispersa; oggi somiglia in maniera piuttosto forte ad una fiabetta moraleggiante dalla chiara impronta cristiana. Ma è comunque un'opera di discreto valore sia per quanto preme a Dreyer di raccontare (la tirannia domestica del padre di famiglia in una società fallocratica ed in una quotidianità subordinata ad incombenze economiche, lavorative, organizzative che finiscono per annullare l'umanità dei rapporti persino fra famigliari), sia per la narrazione in sè, molto gradevole e con punte di acre ironia (Viktor che, piuttosto che chiedere scusa alla governante, le dice imbarazzato che le è caduta la forcina dai capelli). Fra i limiti sopraggiunti nel corso degli otto decenni e mezzo nel frattempo trascorsi ed i pregi indiscutibili dell'opera in sè, la sufficienza è comunque un compromesso accettabile. 6/10.
Viktor, padre di famiglia in crisi con il lavoro, diventa irrequieto e in casa tratta male tutti, soprattutto la moglie Ida. Lei, su consiglio della madre e della saggia governante Nana, si prende un periodo di riposo e se ne va; Viktor, trovatosi abbandonato come marito e come padrone di casa, alle prese con il complicato svolgimento delle faccende domestiche, capisce di avere passato il segno ed è pronto a riaccogliere Ida chiedendole scusa.
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