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L'angelo del focolare

Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film

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La recensione su L'angelo del focolare

di OGM
8 stelle

L’approccio narrativo di Carl Theodor Dreyer è improntato all’osservazione dettagliata, agli accenti posti fra le righe, alla descrizione dei segni che preparano lo sviluppo successivo. La sua lentezza è l’azione dilatante che l’attesa e lo sforzo di attenzione producono nella nostra percezione temporale. È la trasposizione cinematografica della tensione silente che avvertiamo, sotto la superficie della normalità, quando aspettiamo di capire. Ogni porzione della nostra quotidianità – per quanto usuali possano sembrare i suoi tratti – si rivela fertile di conseguenze se solo è analizzata scrupolosamente, fino a individuare, in ogni gesto, quella perturbazione che è la causa di un imminente effetto.  Una situazione esplosiva a volte sembra totalmente quieta, come una bomba resta inerte e tace fino al momento dello scoppio; così la nostra terra ha un aspetto solido e immutabile, finché un evento sismico non ne modifica l’assetto.  Nell’universo umano, non v’è nulla di più labile di un equilibrio imposto, prodotto da un rapporto di forze innaturale, ma perpetuato dalla consuetudine, dal permanere della prepotenza e dall’inerzia della rassegnazione. La ripetizione sempre uguale dei gesti di prevaricazione e dei riti di sottomissione non ne avvalora la solidità, ma, al contrario, ne ripropone continuamente l’incoerenza e l’ingiustizia, scoprendone quindi il punto debole, su cui si può intervenire per far crollare l’intero impianto. Nel presentare la vita familiare di Ida e Viktor, Dreyer non a caso insiste, nella prima parte, sui momenti di comportamento incivile, intollerante ed arrogante del marito nei confronti della donna, e di reazione eccessivamente arrendevole e servile da parte di lei, con un’accumulazione di episodi che potrebbe risultare un po’ artificiosa.  La raccolta antologica di tutto quello che non va è l’insieme delle premesse che partoriranno il seguito; è, scientificamente parlando, il sistema delle ipotesi ridotto all’essenziale, il concentrato di tutto ciò che veramente serve a giustificare le successive deduzioni. Il bucato, la cena, le pantofole, sono i punti salienti  di una vicenda da cui deve plausibilmente scaturire il tracollo psicologico dell’angelo del focolare e, nel contempo, sono gli elementi da cui la scaltra Nana trarrà spunto per porre in atto il suo piano rieducativo rivolto al viziatissimo Viktor. L’analisi dei fatti e del fattibile è il criterio guida del racconto;  se, in un dramma come Gertrud, la rappresentazione delle emozioni è realizzata attraverso una digressione morale e psicologica sui sentimenti, in questa commedia l’azione prende la forma di una elaborazione strategica delle circostanze, in cui gli obiettivi e i mezzi sono nitidamente evidenziati. Come sempre, nel cinema di Dreyer, la ragione è continuamente stimolata a distinguere tra il bene, il male e il necessario, e tra il realismo, l’idealismo e  quella saggia via di mezzo che è la serena pacificazione con l’imperfezione umana.    

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