Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
Apologo sulla dignità della donna e sul suo ruolo insostituibile nella famiglia, il quale è per nulla inferiore, anche se diverso a quello dell'uomo. Nonostante questo, le femministe di oggi farebbero un falò con questo film, perché vi troviamo l'immagine della madre e casalinga, che oggi stupidamente è il simbolo della donna fallita e frustrata. La protagonista, quasi eroica nello svolgere le gravose occupazioni quotidiane, deve affrontare un marito viziato e superbo, che le rende il tutto ancor più pesante. Un malinteso senso del suo ruolo, la porta ad accettare tutti i capricci del marito, il che lo rende appunto via via più capriccioso. Solo una presa di coscienza di essere donna e moglie sì, ma non schiava, la porta a dare uno scossone al marito - che in fondo non è cattivo - affinché impari ad apprezzare lei il prezioso suo lavoro. E' un film su un tipo di famiglia che (purtroppo) non c'è più, ma che insegna come la "donna di casa" abbia un'altissima dignità e un compito insostituibile che, se nessuno assolve, la famiglia ne risente negativamente. Gli attori sono tutti bravi, compresa la figlia maggiore. Dreyer ci propone un ritratto umano, affronta alcune problematiche relative alla famiglia, ma, secondo me, non si pone neppure il problema della piccola borghesia o altri discorsi di classe. Ci vuole un po' di buona volontà per mettersi lì a guardarlo (è muto senza neppure la musica), ma la visione è gratificante.
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