Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
Grande documentario di Tornatore, che omaggia il suo amico e maestro Ennio Morricone
Un quarto di secolo lega Giuseppe Tornatore a Ennio Morricone, partendo da “Nuovo Cinema Paradiso” fino ad arrivare a “La corrispondenza”; connubio artistico, ma soprattutto umano; in questo documentario il regista "realizza il suo sogno" e ci regala una perla magnifica, restituendo al pubblico il "suo" Ennio. Un lavoro raffinato, articolato e documentato che, sorretto dal lavoro di Massimo Quaglia e Annalisa Schillaci al montaggio, alterna momenti aneddotici, materiale di archivio, frammenti di film e note alle parole di chi lo ha conosciuto e a quelle dello stesso Morricone. Undici giorni di girato, cinque anni di lavoro e centocinquanta minuti di film, che catturano e stregano, ripercorrendo mezza storia del cinema attraverso spezzoni, pentagrammi, interviste; Tornatore lascia che a raccontarlo siano le parole degli artisti che hanno lavorato con lui: Bertolucci, Montaldo, Bellocchio, Argento, i Taviani, Verdone, Barry Levinson, Roland Joffé, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Bruce Springsteen, Nicola Piovani, Hans Zimmer e Pat Metheny. Da ragazzo, voleva fare il medico, ma il papà trombettista gli impose lezioni di musica, per Ennio era un’umiliazione dover suonare per poter mettere il piatto a tavola; poi ci fu il doloroso distacco dal suo mentore Goffredo Petrassi, che riteneva la composizione per il cinema uno svilimento, fino ai primi lavori in RCA come arrangiatore, Gino Paoli ci racconta la creazione del jingle di “sapore di mare” poi” Se Telefonando” testo di Costanzo e musiche di Morricone, Vianella ci spiega la geniale costruzione di “Abbronzatissima”, fino a giungere all’apoteosi della sua carriera, la collaborazione con Leone che lo avrebbe consegnato alla leggenda, attraverso le meravigliose musiche degli spaghetti western, poi l'affettuoso ricordo di Joan Baez per il brano di Sacco e Vanzetti, per approdare finalmente ai riconoscimenti tardivi dell'Academy, che gli tributò a 87 anni l’Oscar: lui lo dedicò alla moglie Maria, compagna di una vita. Poi le tante storie di chi lo ha incontrato: per Lina Wertmuller ",era piacevolmente matto", per Morandi "colorava le canzoni", Faenza lo definisce "l'inventore della musica al cinema”. Un viaggio suggestivo e avvolgente, tra le memorie di un uomo schivo e umile, che malgrado la sua statura artistica, non si è mai esaltato; si raccontano gli aneddoti su alcune sue intuizioni musicali, come accadde per l’urlo del coyote che gli suggerì il tema de “Il buono il brutto, il cattivo”, o il battere ritmato delle mani su alcuni bidoni di latta da parte degli scioperanti, in un corteo per le vie di Roma, che gli ispirò il bellissimo tema di “Sostiene Pereira”Diceva "la musica non si racconta,si ascolta" Il grande maestro aveva una spiccata vocazione per l’invenzione creativa, in un meraviglioso passo a due con la sinfonia, con l’inclinazione a una persistente sperimentazione. Coltivava anche la passione per gli scacchi, che considerava non solo gioco, ma efficace scuola di vita e di arte. Un'opera monumentale ed epica, un ritratto a tutto tondo di questo geniale musicista, un omaggio privo di retorica, ma ricco di pathos, che narra la sua vita e la sua straordinaria carriera. Grandi emozioni, grande cinema
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