Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
In questo caso la sostanza rischia di oscurare la forma, Ennio Morricone rischia di oscurare Giuseppe Tornatore. Il compositore ha fatto cose straordinarie, ma il regista ha confezionato un documentario "orchestrato" in modo magistrale, una vera e propria opera d'arte, con un crescendo finale di rara bellezza, un ritmo sempre più incalzante che sfocia poi nelle ultime indimenticabili immagini. Se il prodotto del regista non deve essere messo in ombra dalla statura del protagonista, non sarà però il cinefilo colui che potrà apprezzare e capire fino in fondo questa pellicola, quanto chi ama non tanto la musica in generale, e quella di Morricone in particolare, ma la creazione musicale, la composizione, il processo attraverso il quale si traduce un'emozione in musica. La durata è di due ore e mezza, ma il tutto risulta troppo breve, un soffio, e in molte occasioni si rischiano la commozione e le lacrime. Se si vogliono proprio rilevare dei difetti, ce ne sono due veramente trascurabili. Il primo è che le scritte in sovraimpressione durano troppo poco, sono piccole e a volte appaiono su parti del fotogramma ad alta luminosità, e quindi possono risultare poco leggibili. Il secondo è che sui titoli di coda, tra i protagonisti, c'è scritto "Gofferdo Petrassi" invece di "Goffredo Petrassi".
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