Regia di Audrey Diwan vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: LA SCELTA DI ANNE
E mentre tutti cercavano di capire quale film tra quelli di Sorrentino, Martone o Almodovar fosse meritevole del Leone d’Oro, zitta zitta arriva questa opera seconda francese (un po’ come è successo a Cannes), un autentico e vero piccolo gioiello che conquista la Giuria all’unanimità.
L’Evento che è il tiolo originale del film è riferito al romanzo omonimo autobiografico di Annie Ernaux, il racconto di una ragazza che, nella Francia del 1963, si trova costretta a fare delle scelte che cambieranno per sempre la sua vita.
Paradossalmente scelte che nel 2021 hanno lo stesso impatto sociale, politico e personale.
Scelte molto dolorose sia nel corpo che nell’anima e che la regista Audrey Diwan decide di farcele vivere in prima persona, con questa camera fissa sulla protagonista, sui suoi occhi, con la scelta quasi claustrofobica del 4:3 per ingabbiarci e non farci uscire da quel dolore.
Nella Francia del 1963 le ragazze sono ingenue ma hanno una voglia incredibile di sperimentare il sesso, modificando il reggiseno per poter evidenziare le proprie forme oppure strusciandosi ai cuscini per provocarsi quel piacere che tutti parlano.
Ma sotto sotto ognuna di loro ha un inconfessabile segreto che non possono dire per non esporsi ad una vera e propria gogna pubblica.
Quello di Anne, studentessa in Letteratura dal brillantissimo futuro, è un ritardo di 5 settimane che nasconde una gravidanza indesiderata.
Erano anni per cui l’aborto era illegale non solo a farsi ma anche a dirsi. La sola parola era come la A di Adultera nella Lettera Scarlatta.
Erano passibili di carcere la madre, i medici che lo praticavano e chiunque fosse a conoscenza della situazione e l’ha avallata (che tu sia genitore, amico, professore o conoscente)
Erano anni per cui la gravidanza indesiderata era quella malattia che trasformava le donne in casalinghe.
La scelta di Anne è quella di un bivio: rinunciare al suo futuro di insegnante e scrittrice dando alla luce il bambino oppure intraprendere il lungo e doloroso percorso dell’aborto clandestino a proprio rischio e pericolo, andando incontro non solo a tremendi dolori fisici ma soprattutto a tremendi dolori morali che le umiliazioni del suo ambiente comporteranno.
Il vero punto di forza de La scelta di Anne sta nella sua forza politica, un film femminista ma senza quella retorica che la tematica porta con se.
La scelta di raccontare la storia di una delle prime ragazze francesi con le idee chiare su di sé. La sua voglia di laurearsi perché è consapevole che lo studio è fondamentale per imporsi in quella società, una ragazza che vuole gestire il proprio corpo e i propri piaceri assumendosi tutte le sue responsabilità.
E così la regista ci fa vivere tutto il suo tormento, tutto il suo percorso fatto di medici obiettori di coscienza e anche un poco figli di troia che ingannano prescrivendo dolorosissime punture che dovrebbero provocare il ciclo, aborti fai da te e quelli clandestini, pseudofidanzati che prendono le distanze, amici che prima ti abbandonano e che poi ti aiuteranno, e professori universitari che si mettono di traverso.
E quello che più colpisce lo spettatore è la sua determinazione, il coraggio di fare certe scelte come quella di vendere al mercatino i suoi libri preferiti per pagarsi l’aborto o fare l’amore con l’uomo che le piace veramente prima del giorno che potrebbe cambiarle la vita. Quello che colpisce è la fierezza, quel guardare dritto negli occhi tutti a testa alta come le parole del testo di Victor Hugo che dovrà analizzare per compiere il passaggio da ragazza a vera donna.
Il vero merito che fa de La scelta di Anne un film da Leone d’Oro è nell’interpretazione della protagonista Anamaria Vartolomei, perché una semplice Coppa Volpi non era sufficiente. Lei ci fa vivere Settimana dopo Settimana tutta la sua trasformazione fisica e personale. Ci dona il suo corpo per il martirio, il suo sguardo per la sua sofferenza e i suoi occhi come esempio di un percorso da seguire se vuoi finalmente ottenere quello che desideri.
Il messaggio del film è chiarissimo nonostante non siamo più nella Francia di Annie Ernoux, il tema è ancora oggi molto sentito. Anzi stiamo rischiando di tornare incredibilmente indietro. E cosa succederebbe se la donna non fosse più libera di gestire la propria mente ma soprattutto il proprio corpo?
Voto 8
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