Regia di Roberto Natale vedi scheda film
Unica sfortunata regia di Roberto Natale, uno sceneggiatore molto prolifico e dotato, attivo in tale ruolo, dietro le scene, sino al 2009. Il mio corpo con rabbia è un film drammatico, piuttosto lento a causa di dialoghi legati al periodo di retorica contestazione giovanile. Non importa su cosa, l'importante era contestare sempre e ovunque.
L'evasione, lo scandalo, la clinica svizzera, la cattura: sono quattro tavole, quattro disegni realizzati dall'adolescente Silvia (Antonia Santilli), che ben sintetizzano la sua condizione. In contrasto con i familiari -Gabriele (Massimo Girotti), padre industriale affermato, e Dora (Zora Gheorgieva), madre accondiscendente e sottomessa- Silvia per ribellione ha provato a drogarsi. Il risultato, dopo un trattamento in una clinica svizzera, per l'irrequieta ragazza è la permanenza forzata con la famiglia in un hotel, con visite di supporto operate da uno psicologo (Silvano Tranquilli). Silvia è sola, con tutto il suo disprezzo per il padre autoritario. È sola finché, sulla spiaggia, incontra Paolo (Peter Lee Lawrence), un ragazzo in cerca di riparo perchè braccato dalla polizia.
"Sei un prodotto fatto a macchina. Dalla più antica macchina che esista, ma sempre una macchina. Un bel prodotto, non c'è che dire. Ma devi rispondere alle leggi di mercato. Agli usi, alle tradizioni. Ti hanno fatta e si sentono in diritto di sfarti, di metterti sui binari, tanto sono loro a comandare gli scambi. E non pensare di ribellarti, di mettere tutto in discussione. Anzi: non pensare per niente. Non devi pensare. La testa, la mia testa... qui dentro comando io. Se ci mettono piede, dopo è finita. Quello che puoi fare è cambiare la faccia, il colore, ma di fuori. Lavorano in migliaia per darti tutto quello che ti serve per cambiarti la faccia. Anche due volte al giorno, in cambio devi vendere il cervello. Quello lo vogliono loro." (Monologo di Silvia, nuda davanti allo specchio)
Sceneggiatore sulla scena cinematografica a partire dal 1958 (Amore e guai), Roberto Natale prima di esordire alla regia con questo sfortunato Il mio corpo con rabbia, ha dato vita a soggetti di certa importanza tra i quali, solo per citare i più riusciti, in ordine cronologico: 5 tombe per un medium, Il boia scarlatto, Operazione paura, A.... come assassino, L'isola delle svedesi e Disperatamente l'estate scorsa. Dopo l'esito fallimentare dietro la macchina da presa, torna al suo migliore lavoro, sceneggiando cose interessanti, tipo Lisa e il Diavolo, Peccati di gioventù, Il gatto dagli occhi di giada, la supplente va in città e, per ultimo, uno dei migliori horror italiani post duemila: Sinner (Alessandro Perrella, 2009). Questo solo per ricordare che non può, un film non completamente riuscito (ma nemmeno così scadente come si legge in giro), azzerare l'enorme contributo dato da Roberto Natale al nostro cinema. Quel cinema vivace e prolifico che in passato è stato accolto con enorme successo anche all'estero. Per il debutto in regia, Natale ha scelto forse una delle sceneggiature più sfortunate, perchè fortemente circoscritta al periodo post 68, quindi destinata ad invecchiare precocemente. Il mio corpo con rabbia, oltre al (consolidato) buon lavoro musicale di Stelvio Cipriani, può contare su un valido cast, ad eccezione proprio della Santilli (stellina alla quale il Nocturno degli esordi aveva addirittura riservato una goliardica rubrica fissa), quell'anno (e solo i due successivi) coinvolta in diverse pellicole, per poi sparire definitivamente dalle scene. Attrice modicamente affascinante ma qui -in particolar modo- antipaticissima, causa smorfie e risatine che contrastano con i dialoghi "rivoluzionari" -messi a forza in bocca- da oratore politico navigato, anziché da nervosa minorenne, peraltro evidentemente non tale (all'epoca era ventitreenne). Persino sul versante erotico, visto nella versione uncut (non quella televisiva che addirittura presenta tagli di censura), il film offre davvero poco. Nonostante le buone intenzioni di Roberto Natale, ne esce così un prodotto molto lento, che nemmeno gli articolati dialoghi, le location sarde e l'intenso (e tragico) finale contribuiscono a rendere più scorrevole.
"In realtà Silvia odia tutti quelli che fanno, che costruiscono qualcosa. Io odio tutti quelli come te -scusami sai, se ti do' del tu- gli sradicati, i perdigiorno, i nullafacenti. Siete degli zingari, che appestano l'aria..." (Gabriele confessa le sue ideologie politiche a Paolo, durante l'ultima cena di famiglia)
F.P. 02/11/2019 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 85'12")
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta