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Incroci sentimentali

Regia di Claire Denis vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Incroci sentimentali

di laulilla
7 stelle

Nel novembre scorso fu per breve tempo nelle nostre sale questo film – Orso d’argento a Berlino (2022) – girato da Claire Denis, che lo aveva sceneggiato insieme a Christine Angot, ispirandosi a un suo romanzo (Un tournant de la vie).

Il suo titolo originale: Avec amour et Acharnement (Con amore e accanimento) rende, però, molto meglio il senso del film, che è una riflessione sulla difficoltà di scegliere, quando il passato incombe sul presente ed è tutto da interpretare, ciò che viene detto anche con l'immagine suggerita dal titolo internazionale in lingua inglese: Both Sides of the Blade (Ambo i lati della lama).

 

 

Una passione difficile e tormentata lega i due protagonisti: Sara (Juliette Binoche) e Jean(Vincent Lindon) che ci appaiono all’inizio del film, in uno stupefacente paesaggio naturale dominato dalla luce del sole al tramonto: una baia fra le falaises del nord ovest francese, dalla quale a malincuore si allontanano. L’acqua limpida del mare li aveva avvolti in un bellissimo gioco di trasparenze e di riflessi luminosi, prima del ritorno a casa, ovvero alla dimora di lui, in Rue d’Amsterdam, nella periferia parigina, dove lei aveva scelto di vivere.
Lì, infatti, Sara aveva seguito Jean molti anni prima, quando la moglie martinicana lo aveva abbandonato e a lui era rimasto il figlio Marcus (Issa Perica), che ora è un riottoso studente, affidato alle cure dell’anziana nonna (Bulle Ogier) nella casa dell’Ile de France, a Vitry.

 

La storia di Jean è una storia complicata, della quale molto ignoriamo: qualche notizia si coglie talvolta da conversazioni che arrivano spezzate e dalle quali poco si può ricostruire.

In modo frammentario, dunque, il film ci informa dei suoi dieci anni oscuri di galera; dei tentativi inutili per rimettersi in gioco; dell’umiliazione e dell’imbarazzo per la sua vita da disoccupato, non inserito a pieno titolo nel presente, mentre Sara, alla quale dedica quasi del tutto il proprio tempo, lavora realizzandosi pienamente come giornalista televisiva.

Lei lo aveva aspettato, dopo la condanna e non aveva più rivisto François (Grégoire Colin), l’uomo che l’aveva abbandonata per mettersi con un’altra donna.

Jean e François a quel tempo erano amici anche negli affari: l’incontro con Jean e la sua generosa ospitalità nell’alloggio coniugale e vuoto di Rue d’Amsterdam, aveva determinato il loro futuro di coppia.

Per lei, tuttavia, era stata una scelta solo in apparenza definitiva; in realtà quel passato ora stava tornando con tutto il suo peso e stava mettendo in forse l’amore per Jean…

 

 

 

 

 

 

L’ultima parte del film è la più dolorosa, sia per Jean che aveva ritrovato François e - stanco della sua attuale marginalità sociale - con lui, riannodando la vecchia amicizia, aveva progettato di mettersi in affari come talent scout, utilizzando il suo fiuto da vecchio rugbista (ciò che gli avrebbe permesso di occuparsi finalmente anche di quel figlio ribelle che si stava perdendo), sia per Sara che aveva dovuto elaborare il lutto dell’abbandono, dimenticando il passato (emblematica la scena dello Smart, galeotto, che perde, cadendo nella vasca da bagno, tutti i suoi dati).  

Entrambi dovranno - inevitabilmente - risolvere numerosi problemi prima di decidere del futuro, che non ci viene raccontato, ma che mi sembra aperto alla speranza.

Film tutt'altro che sentimentale, ma duro e spigoloso, come le passioni tumultuose che agitano i personaggi.

Binoche e Lindon, splendidi, ça va sans dire!

 

Visto in streaming (Apple TV)

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