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Titane

Regia di Julia Ducournau vedi scheda film

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La recensione su Titane

di gaiart
7 stelle

DONNE E MOTORI. IL POTERE SALVIFICO IN PRIMIS VERSO NOI STESSI DELLE BUGIE Se ci domandassimo cosa amano da sempre gli uomini, la risposta sorgerebbe spontanea e immediata: donne e motori! Ecco qui in questa pellicola lisergica, che vira sui viola, colore della metamorfosi si mette in scena una paraphilia, nel caso specifico una meccanophilia.

IL POTERE SALVIFICO, IN PRIMIS VERSO NOI STESSI, DELLE BUGIE! 



Se ci domandassimo cosa amano da sempre gli uomini, la risposta sorgerebbe spontanea e immediata: donne e motori. 

Ecco qui, in questa pellicola lisergica che vira sui viola, colore della metamorfosi, si mette in scena una parafilia, nel caso specifico una meccanofilia, per lo più sconosciuta ai più, dove la passione smodata di alcuni che passano la domenica mattina nel lucidare e quindi amare la propria BMW più della moglie, assume contorni foschi, che svoltano nell'attrazione prima e in una vera e propria passione sessuale poi. 
Già questo è atipico. Se poi a scivolare addosso a un camioncino, in calze a rete a maglia larga, sinuosa e unta di grasso è una donna, diversamente femminile, questo diventa ancora più originale, oltre che semicomico. 
Memori dei tempi scolastici in cui la credenza portava alla cecità in caso di masturbazione, qui è quindi una donna, col proprio motore, da cui rimane invece incinta.

Al di la delle comicità, forse involontarie, Titane è un film che lavora su diversi ponti: tra vita e morte, tra sopravvivenza, resilienza e scomparizione, tra solitudine e gruppo, tra egoismo del singolo, individualità e altruismo di una collettività, come quella di una squadra di pompieri in cui si staglia netta la figura, creata su misura, dell'eccellente Vincent Lindon che è anche caro amico della regista e a cui ha dedicato e creato un vestitino perfetto, su misura, che viene interpretato alla perfezione da questo enorme attore e, nel film, grande uomo.

Il corpo in primo piano sia maschile che femminile, che neutro e asessuato.  

C'è sempre il corpo in primo piano con i suoi limiti, le ferite, gli inserti cranici, i lividi, i graffi, le escoriazioni, una pancia procreatrice, i muscoli sirigati che non rispondono più, seni che perdono olio motore Castor. tutto ruota intorno a questo precario e fallace veicolo.

Un corpo che, alla fine e tutto sommato, diviene solo un conduttore per l'anima, quella tormentata dei due protagonisti che bravissimi sia Vincent Lindon che Agathe Rousselle lasciano interdetti per la capacità di catturare lo spettatore nella loro rete, seppur assurda di dinamiche inevrosimili ma ammalianti. 

Anche la musica, curata da Jim Williams è ricercata, mai banale, usata anche per indurre momenti di comicità come nel caso della Macarena abbinata alla mossa di ripristino cuore, in una trama che altrimenti è densa, attanagliante e visivamente brutale. 

In altri casi rafforza le tematiche, come in Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli, dove una ragazza fuori dagli schemi se ne infischia e punisce fino alla morte tutti coloro che la cercano insistendo o la giudicano.

Ma ripartiamo per un attimo dal titolo Il titano è il nome generico dei sei figli di Urano e Gea, i quali, secondo la leggenda esiodea, ingaggiarono una grandiosa quanto impari lotta per la conquista dell'Olimpo, e, sconfitti, furono da Zeus precipitati nel Tartaro. Per traslazione una persona che in virtù di una straordinaria levatura intellettuale e forza d'animo raggiunge nel campo della propria attività o dell'arte dimensioni eroiche, leggendarie. ecco entrambi i protagonisti per i vissuti reciproci sono buttati nel tartaro non quello dentario, ma quello della bieca esistenza nel fango terrestre fatto di sprusi violenze sessuali, giudizi, bullismo sulla diversità, sulla sessualità quando diversa.

Entrambi, ad esempio Vincent, che perde un figlio, diventa un eroe per gli altri, come comandante dei pompieri, salvando coloro che sono in fin di vita, non perdonandosi la scomparsa e i sensi di colpa, si sana salvando gli altri che non vuole "perdere"


 





 

 

 

 

 

 

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