Regia di Julia Ducournau vedi scheda film
74° FESTIVAL DI CANNES – IN CONCORSO
Assurdo e sgangherato pastrocchio senza capo né coda, all'insegna dalla provocazione idiota e dell'esibizionismo vacuo e gratuito della violenza e del gore, che francamente ormai ha stancato.
La storia pasticciata ed inverosimile è quella di Alexia, a cui da bambina è stata inserita una piastra di titanio nel cervello in seguito ad un incidente: da grande diventa una stripper da fiere automobilistiche, che a momenti alterni si tramuta inspiegabilmente in efferata serial killer. In fuga dall'ultima strage, rompendosi il naso contro un lavandino riesce incredibilmente a farsi passare per un bambino scomparso molti anni prima, al punto che le forze dell'ordine la affidano al padre di questi (Sciarelli quando c'è bisogno di te dove sei???). Il padre, disposto a bersi qualsiasi cosa pur di illudersi di aver ritrovato il figlio, è un imbolsito Vincent Lindon, che si inietta droga nelle chiappe ed è a capo di una improbabile caserma di pompieri, in cui tenta di inserire pure Alexia, che si esibisce in ammiccanti balletti sull’autopompa, tra lo sgomento generale. Come se non si fossero accumulate abbastanza castronerie, la protagonista deve pure nascondere di essere in stato interessante, dopo aver copulato con un'automobile.
Con questo indigesto pasticcio pseudo pulp, girato con frastornante confusione e scritto coi piedi, con più buchi nella trama di una gruviera e una irritante fissazione per il dettaglio scioccante-disgustoso (necessario soffermarsi sulla bava bianca che schiuma dalla bocca della prima vittima? e inquadrare da ogni possibile angolazione i tentativi di rompersi da sola il setto nasale?), Julia Ducournau firma indubbiamente il peggiore film presentato al 74simo Festival di Cannes, dove è immeritatamente finito addirittura in concorso. Ultime note di demerito per gli attori: orrenda la protagonista Agathe Rousselle, indifendibile Lindon.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta