Regia di Julia Ducournau vedi scheda film
Con una piastra di titanio piantata dentro la testa, Alexia è una ballerina che ammazza tutti quelli che tentano un approccio sessuale con lei. Quando viene violentata da una macchina, rimane incinta e il suo corpo, lentamente, inizia a trasformarsi, spurgando liquido nero da tutti i pori. L’affetto di un padre fittizio la porterà fino al doloroso parto della sua creatura.
Titane, film premiato a Cannes, è un’opera volutamente disturbante e che non risparmia allo spettatore scene molto forti, non tanto legate agli omicidi, comunque impressionati, della protagonista, quanto al rapporto che lei stessa ha con il suo corpo: una scatola di sofferenza che si ingrossa, si sforma, assume sembianze diverse, e con il quale la conflittualità è perenne e costante. Attraverso una trama dai contorni surreali, non sempre facile seguire, Titane è film che punta il dito sul rapporto distorto (molto contemporaneo) che si crea tra uomo e macchina; è altresì una rappresentazione della difficoltà che riscontra un “diverso” per ottenere una identità sessuale, in un modo che giudica, mette il dito nella piaga, su ciò che sfugge dai canoni ordinari. Una visione, seppur non facile, che rimane attaccata alla pelle e che non si dimentica facilmente.
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