Regia di Arnaud Desplechin vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 74 - CANNES PREMIÈRE / TFF 39 - FUORI CONCORSO-SURPRISE
Si possono ingannare gli altri, finché funziona.... Ma non si può ingannare se stessi.
Philip (Roth) si crogiola del successo dei suoi romanzi con al centro la sua seconda metà chiamata Nathan Zuckerman, quasi trovando una giustificazione, oltre che un profondo piacere, ai sensi di colpa che in tal modo da uomo e scrittore riesce a scaricare sul famoso protagonista dei suoi romanzi.
Conosce una splendida donna sposata, ma emancipata, con cui condivide una intensa storia d'amore in cui sesso e parole si fondono in un unico atto.
E fa buon doppiogiochista utilizza la sua esperienza per animare ancora una via il suo personaggio letterario, col quale vita vera e storia inventata si alternano per fare la fortuna di entrambi.
Salvo poi essere ingenuamente scoperto dalla moglie, che per caso viene in possesso del suo diario, e costretto con codardia a giustificarsi adducendo alla scusa che si tratta di semplici appunti di fantasia per portare avanti il suo nuovo lavoro letterario.
Trasporre Roth al cinema, per quanto l'autore abbia lavorato molto e con grandi risultati nel cinema e la sua narrazione possa sembrare accondiscenderne le regole, è sempre stata per i registi che si sono avventurati nella trasposizione dei suoi scritti, un passo nel vuoto o un qualcosa di assai poco convincente. Arnaud Desplechin, nell'affrontare Inganno, già sulla carta pareva il cineasta perfetto per uscire indenne dai labirinti insidiosi dei dialoghi del protagonista con la su amante ed il mondo.
Desplechin è un maestro a tenere testa all'arguzia del protagonista cinico, misogino e sessista dei romanzi di Roth, e Denis Podalydès la perfetta incarnazione fisica e mentale che può sviscerarne sullo schermo le gesta. Tornano gli assilli sulla morte, sul cancro che uccide lentamente, crudelmente ed inesorabilmente la persona che con pazienza si sta divorando, lasciando cosciente il malato della ineluttabilità della sua fine.
Con Roth si assiste alla rivincita dell'uomo oggettivamente brutto e consapevole di esserlo, ma, buon per lui, cinico ed ossessionato dalle sue paure, che si aggrappa alla vita in un ruolo da incantatore, avendo tuttavia da affrontare una donna che, oltre che bella (come bella ed intelligente è senza dubbio Léa Seydoux), è astuta ed intelligente, e forse in grado di sfruttare più di lui la sua storia d'amore e di analisi interiore che ottiene in fondo gratuitamente, con un piacere estatico che porta all'estasi che, al contrario, il suo partner non raggiunge veramente mai.
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