Regia di Rocco Urbisci vedi scheda film
In questo, che è il suo settimo special televisivo, George Carlin mette in scena un monologo scatenato e pieno di rabbia verso l'ipocrisia contemporanea a partire dalla proibizione o dall'imposizione dell'uso di determinate parole, fino ad arrivare all'accettazione silenziosa di un mondo malato, avido e superficiale.
Doin’ it again è uno degli spettacoli più caustici dell’intera carriera di George Carlin, lunga e costellata di successi; in questa ora tonda di monologo, il comico americano si scatena su tematiche profonde e della massima importanza, pur mantenendo sempre un taglio fortemente sarcastico, a sottolineare l’assurdità e l’ironia involontaria dei tempi in cui viviamo. Siamo nel 1990, ma certi passaggi dello show sono attualissimi tuttora: come per esempio quando Carlin invita le femministe a preoccuparsi di meno per l’utilizzo del termine ‘men’ nel senso di ‘genere umano’, e magari a focalizzarsi di più su ciò che stanno diventando le donne nel loro pur sacrosanto processo di emancipazione: vale a dire replicanti degli uomini, con tutti i loro difetti e problemi. Sotto la facciata fatta di battute e aneddoti comici, in questo spettacolo sono neppure troppo celate molte questioni di notevole valore morale e i colpi di Carlin vanno puntualmente tutti a segno, specie nel gran finale in cui si occupa di smontare uno per uno una lunga serie di frivoli o banali modi di dire che hanno preso il sopravvento nel linguaggio moderno – es.: i licenziamenti che diventano ridimensionamenti del personale o il terrore della parola ‘vecchio’. Talvolta si ride amaro, ma si ride comunque tanto. 6,5/10.
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