Regia di Michael Pearce (II) vedi scheda film
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Un uomo in fuga, porta con sé i due figli ancora bambini, sottratti alla madre da ci l'uomo è separato, per far sì che tentino di fuggire da una terribile minaccia che incombe su tutto il pianeta.
Questo almeno, è quello che l'uomo ritiene sia lo stato attuale di un'emergenza dai risvolti globali, all'interno della quale la società sta per essere soggiogata da una forza aliena che, attraverso dei sinistri ed orribili insetti, si sta impadronendo delle personalità dei singoli individui, plagiandoli per attuare i propri piani di conquista.
In realtà, man mano che il viaggio procede, ci rendiamo conto che l'uomo è afflitto da un disturbo mentale che gli fa credere ad alcune allucinate visioni che gli passano innanzi con una concretezza tale da farlo risolutamente credere di dover agire.
E, oltre allo spettatore, anche i due bambini, dapprima galvanizzati di questa incursione a sorpresa col padre che da tempo non vedevano, poi sempre più dubbiosi riguardo agli strani atteggiamenti che il genitore ostenta nei riguardi del mondo che lo circonda, ed in particolare con gli altri esseri umani incrociati nella loro fuga, si rendono conto che qualcosa non funziona; che il loro padre ha dei problemi e che la situazione sta per degenerare.
Braccati dalla polizia e dalla inarrendevole e scrupolosa assistente sociale (l'accorata e sempre indomita Octavia Spencer) che ha in cura l'uomo - l'unica che tenta di persuadere la polizia che il suo paziente è afflitto da problemi seri, ma che non farebbe mai del male ai suoi figli, i tre improvvisano una fuga disperata che li porta fino ad un abisso dal precipizio definitivo, verso cui la vicenda pare dirigersi senza possibilità di scampo.
Dal regista Michael Pearce, conosciuto al Festival di Torino di qualche edizione passata, e che proprio in quella occasione aveva presentato il suo apprezzato film d'esordio, Beast, pure lui incentrato su una persona dalla misteriosa personalità, verso cui si accentrano sospetti terribili, questo Encounter si presenta più come un film di cassetta, ma riesce a farsi forte di un ritmo piuttosto serrato, di una discreta gestione della suspence, per risultare almeno piuttosto coinvolgente.
Ma più che questo aspetto, è la performance straniata e allucinata di un coinvolgente Riz Ahmed a costituire il più efficace valore aggiunto ad un thriller altrimenti un po' qualunque, che invece trova nel bravo attore la sua più autentica e genuina ragion d'essere.
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