Regia di Michael Pearce (II) vedi scheda film
Il male di vivere è in rapida diffusione, più forte dei – pochi, se vogliamo essere sinceri – argini allestiti per frenarne gli effetti indesiderati, e un numero sempre maggiore di persone non possiede gli anticorpi per resistere e controbattere alle avversità che la vita dispone sul loro cammino. Così, cadono in stati psicologici che ne alterano irrimediabilmente la capacità di valutare e comprendere ciò che le circonda, sono vittime di paranoie che inquinano i sensi, diventano pericolose per loro stesse, per chi condivide con loro affetti indissolubili e anche per chi è semplicemente di passaggio.
Una condizione umana che il cinema ha affrontato sotto un quantitativo imprecisato di spoglie, adeguandosi costantemente alle esigenze poste all’attenzione dall’epoca di pertinenza.
Encounter ne espone una variante - almeno inizialmente – personalizzata e indicizzata, che però non si gioca al meglio, per tempistiche e modalità, le carte estratte dal suo mazzo.
Malik Khan (Riz Ahmed – The night of, Sound of metal) è convinto che gli alieni siano tra noi, che si stiano impossessando degli esseri umani attraverso batteri trasmessi dagli insetti.
Per questa ragione, decide di prelevare di soppiatto i suoi due giovani figli dalla ex moglie, per poi dirigersi in un luogo sicuro.
Mentre l’Fbi è sulle sue tracce e alcuni ostacoli si frappongono lungo il viaggio, Hattie Davis (Octavia Spencer – La forma dell’acqua, Il diritto di contare), la responsabile che lo segue per i suoi trascorsi nell’esercito, cercherà di evitare il peggio.
Nonostante sia catalogato come pellicola di fantascienza, Encounter è principalmente – per non dire, quasi esclusivamente – altro, rischiando così di attirare il pubblico sbagliato e, al contempo, di sfuggire al radar di chi, al contrario, potrebbe sintonizzarsi con maggiore facilità sulla sua lunghezza d’onda.
A tutti gli effetti, le caratteristiche fantascientifiche spopolano in apertura, generando ambiguità, per poi diluirsi fino a scomparire completamente, lasciando campo libero al dramma psicologico, addobbato con una veste on the road che si snoda in uno scenario prevalentemente disabitato.
Proprio questa transizione è il principale anello debole del film diretto dal promettente Michael Pearce (Beast, il suo film d’esordio, ottenne sacrosanti attestati di stima). Infatti, un’iniziale contingenza destabilizzante, che disorienta confondendo le acque tra realtà e immaginazione, viene dissolta in largo anticipo (molte volte, coprire è meglio che svelare, il beneficio del dubbio è un polo attrattivo), uscendo da un’ostinata trincea contraddistinta da regole rigide, per stabilirsi e direzionarsi su una carreggiata priva di vie d’uscita né tantomeno occasioni per invertire il senso di marcia, che riprende in mano i disastri causati da traumi che, purtroppo, hanno condizionato a tempo indeterminato il futuro di fin troppe persone.
Comunque sia, Encounter sopravvive grazie al contributo di Riz Ahmed, pregevole per il modo in cui rende percepibile un disagio profondo, ineludibile e inestirpabile che affligge il protagonista, divorandolo al suo interno come un parassita, e alla partecipazione dei più piccoli, che aggiungono un prezioso punto di vista (loro assorbono tutto, vogliono sempre credere nella bontà delle iniziative dei loro genitori, soprattutto quando lesionati da una mancanza cronica), mentre tutto il resto è (troppo) marginale, relegato in disparte, chiamato in causa solo di rado, a conti fatti inserito nel dimenticatoio.
Alla fine, il consuntivo di Encounter è contraddittorio. Soggetto a più deficit e a svariate influenze, agglomerate con sostanziali sbilanciamenti tra elementi minoritari e preponderanti, ha tuttavia il merito di raccontare, interpretare ed elaborare un malessere contemporaneo di enorme invasività, che tira brutti scherzi alla mente umana, creando bombe a orologeria dalla percezione trasfigurata, con conseguenti azioni avventate che producono danni incalcolabili, in una spirale stringente e repressiva, attenuabile solamente tramite un impegno congiunto di tutte le parti coinvolte.
Volubile e sguarnito, malgrado tutto mosso da propositi dotati di grande dignità.
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