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Giochi pornografici svedesi di gruppo

Regia di Gérard Vernier vedi scheda film

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La recensione su Giochi pornografici svedesi di gruppo

di undying
7 stelle

Brigitte Lahaie è la splendida protagonista di un film per adulti immerso in un clima di pura e visionaria sensualità. Erotico oltre ogni limite, girato con eleganza e tatto da un regista poco prolifico. Ottima anche la pertinente e suggestiva colonna sonora.

 

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Giochi pornografici svedesi di gruppo (1977): locandina

 

Marianne (Brigitte Lahaie), perfetta e premurosa segretaria, preferisce evitare la compagnia finendo sempre più spesso con l'isolarsi, schivando rapporti sociali con colleghi e conoscenti. A dispetto della sua avvenenza, è infatti molto timida e riservata. Ma la sua immaginazione, al contrario, non conosce limiti. Ogni persona che incontra infatti diventa inconsapevole protagonista sul palco delle sue più svariate fantasie erotiche.

 

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Je suis une belle salope: scena 

 

Una coppia, in intimità nel letto, pratica il gioco più antico del mondo senza proferire verbo, né emettere gemito o sussurro. I movimenti dei due corpi sono sospesi in una dimensione irreale. Al rallentatore, immerso in un ovattato clima musicale, quel rapporto sessuale si scopre essere frutto di una fantasia, meglio di un sogno: Marianne è sotto alle coperte, poco distante dal risveglio che arriva puntuale - come ogni giorno - riportandola alla realtà. Giù dal letto, sotto alla doccia e poi via, per strada sino alla stazione: destinazione ufficio. Ma appena salita in metropolitana, due uomini e una donna le dedicano attenzioni piuttosto particolari. Almeno, è quello che immagina Marianne. Timida, riservata, fidanzata ma casta e forse anche frigida. Però, all'opposto, la sua immaginazione non conosce freni, così che la sola presenza di una cliente (Barbara Moose) del suo principale offre altri spunti fantastici, altre immagini proibite da collocare nel labirintico scenario erotico dei suoi più intimi pensieri. Una colazione al bar le permette di favoleggiare su un ragazzo che gioca a flipper così come - tornata in ufficio -  la sua immaginazione vola inarrestabile quando trova cinque persone venute per partecipare a una riunione con il suo principale. Al termine della prestazione lavorativa Marianne, in compagnia del suo ragazzo, entra in un cinema all'interno del quale, per l'ennesima volta, un gelato scatena uno scenario spinto. Atti, gesti e azioni che nella realtà rifiuta di compiere, concedendo solo un tiepido bacio al partner quando la riaccompagna a casa. La giornata volge al termine e Marianne resta sola davanti a uno specchio. Si spoglia, indossa un corpetto, ricorda tutte le storie che ha immaginato con morbosa precisione e si abbandona all'amore solitario. Complice un orgasmo intenso e liberatorio, Morfeo l'attende ancora una volta tra le sue braccia aprendogli nel volgere di un solo istante, nuovamente, la porta che separa il mondo reale dall'abyssus somnium. 

 

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Je suis une belle salope: scena 

 

A differenza di un titolo volgarissimo, Je suis une belle salope è un film "profondamente" erotico, intimo pur se esplicito, diretto da un regista che sembra quasi avere timore nel riprendere in dettaglio l'atto sessuale. Un regista che si spinge nell'hard con trepidazione, dubbio e incertezza. Dopo un inizio sensuale, erotico, più da commedia sexy che non da hard, una colonna sonora malinconica e penetrante composta sullo stile di Ennio Morricone, a base di vocalizzi femminili e strumenti a fiato, si rende fondamentale protagonista emergendo dai rarissimi momenti di dialogo per supportare un'atmosfera irreale, illusoria, chimerica. Nel definito, circoscritto, delimitato ambiente virtuale della mente umana (qui femminile), vanno in scena i desideri e le passioni, le voglie e le necessità di una ragazza attraente, delicata ed estremamente sensuale, in cerca di un piacere che sembra però desiderare solo in maniera cerebrale e piscologica. Girato nel 1977 da Gérard Vernier, Je suis une belle salope si muove delicatamente nel settore delle luci rosse. L'autore - con una filmografia limitata a tre anni (1977 - 1980) e soli cinque titoli - opera con inusuale sensibilità nel genere, indugia con l'obiettivo, talvolta si avvicina ai corpi nudi ma più spesso si allonta, riprende con delicatezza in campo lungo, tenendosi a debita distanza. Spia, osserva, documenta su pellicola illusioni vivaci, fantasie essenziali, proprie dell'essere umano. Pensieri che sono riflesso di un bisogno primario, quello del sesso, accostabile per l'essere umano al nutrimento e al cibo. Vernier cristallizza su pellicola - spiando nascosto dietro una pianta, al di là di una porta, dal muro di una parete lontana o da sotto un tavolino - la sublime bellezza della Lahaie (inusualmente mora di capelli), la dolcezza dietro al sorriso, la nobiltà sotto i tratti del volto e la sensualità dirompente di un corpo armonioso e perfetto. E' cinema povero ma vivace. E' cinema per adulti ma più intimo e significativo di molte opere "nobili". E' cinema sperimentale che tenta la via del sogno, lasciando da parte i dialoghi per cedere spazio alle illusioni e alle fantasie. E' cinema che sospira e grida, che entra sottopelle per ricordarci che tutti i sogni sono desideri e che i desideri sono fondamentali e necessari, quando non indispensabili, per darci la forza di andare avanti. Je suis une belle salope ha raggiunto anche le sale americane (cosa non scontata per l'epoca) con il titolo di Illusions within girls, mentre le distribuzioni italiane - come sempre - hanno pensato di inserirci dentro le svedesi.

 

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Brigitte Lahaie in Je suis une belle salope

 

"L’anima senza immaginazione è come un osservatorio senza un telescopio." (Henry Ward Beecher)

 

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Titolo alternativo del film, per un'edizione circolata nelle sale italiane

 

F.P. 13/01/2021 - Versione visionata in lingua francese (durata: 86'02") 

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