Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Manor

di undying

3 stelle

Prevedibile, scontato nello sviluppo e poco efficace horror del dimenticabile ciclo "Welcome to Blumhouse". Ambientato in un centro di accoglienza per anziani, con un frettoloso e forzato finale che lo fa rientrare illogicamente nel genere.

A seguito di un ictus, l'anziana Judith (Barbara Hershey), dietro suggerimento dei familiari, viene accolta alla casa di riposo Golden Sun Manor. Judith però vive una traumatica esperienza all'interno dell'ospizio, iniziando ad avere visioni e incubi che, a parere dei medici, sono frutto di demenza associata al morbo di Parkinson. Judith fa amicizia con un altro residente, Roland (Bruce Davidson), mentre attorno a lei alcuni degenti perdono la vita. Solo con il supporto del nipote Josh (Nicholas Alexander), Judith trova la forza e lo stimolo di indagare, arrivando a scoprire come in realtà dietro le sue visioni ci stia davvero una setta, dedida a perpetrare sacrifici umani.

"Alla fine dobbiamo arrenderci al tempo che passa."

(Judith)

Finisce male, come era iniziato, il ciclo "Welcome to Blumhouse", con questo ulteriore debolissimo horror che per farsi seguire richiede una pazienza infinita. Questa volta l'autrice è Axelle Carolyn, già coinvolta in passato nella realizzazione di alcuni cortometraggi confluiti nel poco interessante Tales of Halloween, o nella 1a serie TV di Creepshow. Dopo questo The manor, la Carolyn è impegnata alla regia di due episodi di American horror story (stagione 2021). In questa occasione è anche autrice della sceneggiatura e ha a disposizione un cast di altissimo livello: sia Barbara Hershey (indimenticabile attrice di Entity) che Bruce Davidson offrono una interpretazione impeccabile. Anche la storia, ambientata in una casa di riposo e con protagonisti ormai anziani, presenta interessanti spunti di riflessione. Se si riesce a sorvolare sul fatto - avanzato con molta fantasia dall'autrice - che tali centri di accoglienza per anziani non sono prigioni e che contro la volontà del paziente non possono obbligare nessuno a restarne rinchiusi. Eppure la visione del film, tecnicamente ben girato e fotografato, finisce per essere un'esperienza frustrante. Non ci si riesce ad affezionare ai protagonisti, forse anche a causa dei dialoghi, messi in bocca a personaggi della terza età, più adatti a un film per teenagers. Quando poi arriva sul finale la spiegazione, The manor mostra un banale e semplice twist di circostanze risapute e già viste decine di volte, inserite per comodo, tanto per far rientrare il film nel genere horror. Ma gli autori - e soprattutto i produttori - di questi lungometraggi li (ri)guardano? Una volta finiti, si rendono conto del lavoro che hanno realizzato? Il dubbio è lecito, data la lentezza endemica delle produzioni Blumhouse, tipo questo The manor la cui visione, nonostante duri solo 80 minuti, sembra non finire mai.

"Per dirla ironicamente la vecchiaia oggi arriva a nostra insaputa. Non si distingue dalle altre età. La camuffiamo. La allontaniamo. La rimuoviamo. Inseguiamo un’idea di immortalità. Dimenticando il numero dei nostri anni. Poi di colpo arriva la decadenza. Quella parola che avevamo cancellato, come una raffica di vento spazza via il presente."

(Adriano Prosperi)