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La damigella di Bard

Regia di Mario Mattòli vedi scheda film

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La recensione su La damigella di Bard

di mm40
2 stelle

La damigella di Bard è uno dei primissimi film di Mattoli, già all'epoca abituato a lavorare serialmente (quello stesso anno girerà altri tre titoli); tratto da un testo del torinese Salvator Gotta, il lavoro rivela in toto la sua origine teatrale dal primo fotogramma, risultando per tutti i suoi ottanta minuti di durata un prodotto artificioso, dalla recitazione impostata, dai dialoghi eccessivamente lirici, retorici, e non particolarmente vivace in quanto ad azione e cambi di scena. Anzi, a dirla tutta i dialoghi prevalgono in maniera brutale sull'azione, facendola da padrone per tutto il film; la pellicola è l'occasione comunque per un'indiscutibile performance della sessantenne - nei panni di un'ottantenne - Emma Gramatica, accanto alla quale si trovano fra gli altri Anna Capodaglio (sorella minore della protagonista), Luigi Pavese e Achille Majeroni. Il problema principale di cui soffre questo La damigella di Bard è ormai stato evidenziato: come film non ha decisamente appeal e per di più l'ambientazione ottocentesca (di fine secolo) e le tematiche relative a un passato che già pareva remoto ai tempi della realizzazione della pellicola (in pieno fascismo, va ricordato, quando l'unico passato esistente era quello degli antichi romani) lo fanno invecchiare in maniera precoce, tanto da farlo sembrare antiquariato oggi, a 75 anni dalla sua uscita. Sceneggiatura del regista e di Aldo De Benedetti, che firma uno dei suoi ultimi copioni prima dell'avvento delle leggi razziali (1938) che lo cancellarono dal novero degli scrittori italiani, in quanto di discendenza ebrea. Venne presentato al festival di Venezia, alla sua quarta edizione quell'anno. 3/10.

Sulla trama

La duchessa Maria Clotilde di Bard, ottantenne, è finita in miseria e viene sfrattata; va a vivere nella soffitta del palazzo, rinuncia alla servitù e riceve solidarietà e aiuti di amici e conoscenti. Ma fieramente si impunta a non voler cedere la preziosa corrispondenza con il conte Nigra, amore platonico, uomo chiave del Risorgimento piemontese. Infine il triste destino si ribalterà, con un colpo di scena.

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