Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
«L'animo mio, per disdegnoso gusto, credendo col morir fuggir disdegno, ingiusto fece me contra me giusto.
«L'animo mio, per disdegnoso gusto,
credendo col morir fuggir disdegno,
ingiusto fece me contra me giusto.
Dante Alighieri, Inferno XIII 70-72
Scritto da Dio, non nel senso metaforico del termine, ma nel reale, il film parla di come poter sopravvivere nella difficoltà di vita di ciascuno. Il suicidio non è la soluzione. Lo sapeva bene anche Dante Alighieri.
Un pò il Pier della Vigna de noialtri, un pò come Dante nel girone del VII Cerchio, quello dei suicidi, Il Primo giorno della mia vita, ne descrive anche l'ultimo.
Il film, che riesuma importanti ricordi liceali, rivisitati verso il contemporaneo, dalle Arpie che rompono i rami e mangiano le foglie degli alberi al cui interno si trovano le anime dei suicidi, del Canto XIII dell'Inferno, a Pier della Vigna, ha il pregio di far riflettere sull'importanza della vita, della sua essenza.
Il regista Paolo Genovese
Regista di Perfetti sconosciuti, il caso con 20 remake in altrettanti paesi, Genovese dopo un primo (maldestro) tentativo di rivolgersi ad un autorità suprema con The place, qui ci riprova e ci riesce meglio.
Per questo motivo, e non solo, “Il primo giorno della mia vita”, tratto dall’omonimo romanzo di Genovese (Einaudi) nelle sale dal 26 gennaio, ha il sapore di un nuovo inizio. La storia ruota intorno a un argomento molto delicato:la capacità di ritrovare un centro, schivando l'annullamento del sé.
La locandina
La recensione
Che si racconti la Sindrome di Brugada, dove Il cuore ha una scadenza come lo yogurt. Che si racconti il dolore di chi ha perso una figlia sedicenne all’improvviso e vuole farla finita. Vicenda forse tristemente ispirata alla mancanza di Gaia Von Freymann, nella cui luminosa memoria esiste oggi una fondazione.
O che si racconti la vita di un bambino bullizzato (Gabriele Cristini), incompreso da genitori troppo vuoti per sostenerlo, la vita di un Mastandrea qualunque, un motivatore senza motivazioni. O la prospettiva di visione ammezzata da una sedia a rotelle di Sara Serraiocco, ex atleta olimpica, la sostanza non cambia.
Il film è autentico e sentito e svolge una potente riflessione sulla morte, sulla consapevolezza di essere vivi e sulla resilienza di rimanerlo. Il tutto giustamente infarcito da una fotografia plumbea, da una Roma sommessa, da un Hotel Columbia, spazio senza tempo, un pò teatrale, un pò delabrè, un pò polveroso, sorta di limbo per indecisi, dove al numero della camera, corrispondono i giorni rimasti per vivere degli ex protagonisti di vita - ora in panchina.
Di sicuro la vicenda che colpì nel 2019 il figlio del regista, può essere servita a non rimanere in superficie e, come atto di dolore, a esplorare i meandri dell'infrequenza di vivere, anche di chi rimane senza colui/colei che amava.
Le perdite. Il tempo. Il dolore
Kleenex alla mano, penna e blocchetto per appunti, per vedere questo film, sono cose necessarie da avere con sé. Gli attori ben diretti, rendono tutto più credibile. Compreso Servillo che ormai si sente davvero Dio. E forse un pò lo è.
Le citazioni
Un funerale è come un po’ sposarsi di nuovo dice Mastandrea. Vero. Il mondo è un luogo estenuante anche solo perché ci vivi - si dice nel film. E come dare torto a tanta verità, anche a chi vedeva il Bicchiere mezzo pieno finché Dio non ha deciso di pisciarci dentro?
Diverse sono le citazioni di frasi interessanti e cristalline che, nella pellicola, illustrano questa immane fatica di vivere che più o meno tutti, hanno toccato, almeno una volta nella vita.
La musica
Da Julio Iglesias Se mi lasci non vale dove si canta il refrain: Per cinque minuti e non eri più qua ad Hallelujah, la musica raggiunge gli obiettivi che si prefigge: commuovere in momenti topici, arricchire i silenzi dove alle parole non è consentito arrivare.
La sinossi
Un uomo misterioso si presenta a quattro persone che hanno toccato il fondo e vogliono farla finita per proporre loro un patto: una settimana di tempo per farle re-innamorare della vita. Il suo intento è quello di offrire la possibilità di scoprire come potrebbe essere il mondo senza di loro e aiutarle a trovare un nuovo senso alle proprie esistenze.
Una storia sulla forza di ricominciare quando tutto intorno sembra crollare.
Durata 121’
Il gran finale
Durante la visione stampa e verso la fine del film, all'ennesimo giornalista distratto parte la suoneria del cellulare non in modalità silenziosa con la canzone Como si fuera esta noche la última vez.
Anche questo, segno tangibile di presenze esterne e più alte, conferma la bellezza della consapevolezza di vedere un film, come se fosse, sia mai, l'ultimo!
Di sicuro, e con tale consapevolezza, ha un sapore più intenso
L'Importante è avere nostalgia della felicità così vi verrà voglia di cercarla.
Il trailer
DAL 26 GENNAIO SOLO AL CINEMA
Il cast
Un film di Paolo Genovese con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco, Gabriele Cristini, Vittoria Puccini e con la partecipazione straordinaria di Lino Guanciale
La produzione e distribuzione
Lotus Production in associazione con Medusa Film, Il primo giorno della mia vita è Prodotto da Raffaella Leone e Andrea Leone
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta