Regia di Rocco Ricciardulli vedi scheda film
Puglia, fine anni ’50 Ciccio Paradiso (Riccardo Scamarcio) è un marito infelice e contadino oppresso dalla tirannia del temuto proprietario terriero Cumpa’ Schettino (Antonio Gerardi) della cui figlia Bianca (Gaia Bermani Amaral) si invaghisce fino a perdere il lume della ragione cercando di dare vita ai suoi piani di ribellione e infedeltà.
Il secondo film da regista di Rocco Ricciardulli è un’opera che funziona a tratti. Sfruttando una suggestiva ambientazione, ai confini tra Puglia e Basilicata, prova a raccontarci un pezzettino di storia italiana, passando dallo sfruttamento dei grandi proprietari terrieri ai primi tentativi di moti rivoluzionari per mano di uomini ribelli. Questo è Ciccio Paradiso che facendosi “Masaniello” della lotta comune, si ribella alle ingiustizie dei latifondisti anche a costo di rischiare la vita, decide di non abbassare la testa.
Coinvolgente è senza dubbio l’aspetto sentimentale della pellicola, il modo in Ricciardulli rappresenta il sentimento che lega Ciccio e Bianca, oltre ogni cosa, entra in contrasto con la violenza che si manifesta sullo sfondo ma resta il filo conduttore dell’intera narrazione che presenta qualche lacuna narrativa e non qualche difficoltà in merito al dialetto utilizzato senza l’introduzione dei sottotitoli.
Buona la prova di Riccardo Scamarcio che sembra protagonista di una rinascita artistica che gli ha fatto più che bene. Nel doppio ruolo dei gemelli Ciccio e Antonio, riesce a calibrare entrambi i personaggi rendendoli protagonisti nella stessa misura.
Peccato per il finale, improvviso e quasi arrangiato, compare in mezzo alla narrazione privo di linee guida definite, spiazzando e lasciando lo spettatore con la fronte corrucciata e con qualche interrogativo senza riposta.
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