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L'ultimo paradiso

Regia di Rocco Ricciardulli vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ultimo paradiso

di axe
5 stelle

Un qualche paese dell'entroterra pugliese, fine anni '50. "Ciccio" Paradiso è un uomo che dà fastidio, per prima cosa perchè, volendo rompere una consolidata tradizione negativa, spinge i suoi concittadini contadini, abituati a lavorare duro nei campi, a ribellarsi ai soprusi di proprietari terrieri e sensali; per secondo motivo, perchè, nonostante sia sposato, abbia l'abitudine di "saltare da un letto all'altro". Il destino lo porta ad innamorarsi, ricambiato, di Bianca, figlia di Schettino, prepotente, violento e vizioso proprietario, di cui aveva sfidato l'autorità. Ciò gli è fatale; giunge, successivamente, in paese il fratello gemello, Antonio, il quale da molti anni si era trasferito in una città del nord Italia, ove aveva fatto carriera in fabbrica. Per Antonio si apre un imprevisto confronto con una realtà che si era lasciato alle spalle. Un film dalle buone potenzialità, purtroppo non pienamente sviluppate. Fino a metà durata, la vicenda è trita e ritrita; ho qui trovato relativamente interessante la ricostruzione dello spaccato di meridione contadino di sessant'anni fa. Probabilmente il contesto sociale è riprodotto verosimilmente. Il duro lavoro di braccianti e piccoli proprietari è sfruttato senza pietà da intermediari e latifondisti, in un complice silenzio delle istituzioni. Meno fedeli alla realtà, credo, ambientazioni e costumi, troppo "lindi e pinti". Il colpo di scena di mezza storia rende curiosi circa l'epilogo; tuttavia, quel poco che accade poi rimane senza una completa spiegazione, così come l'epilogo. Gli eventi sono orientati dall'intervento di individui la cui identità rimane ignota. Viene svelata l'esistenza di un torbido legame tra la famiglia Paradiso e la famiglia di Bianca; non si capisce con nitidezza il senso della sequenza finale. Sogno di uno dei personaggi, o "astrazione" simbolica del regista ? In un caso o nell'altro, la sensazione è che la narrazione sia troncata di netto, lasciando diversi "nodi" insoluti. Tra gli attori, ho apprezzato Riccardo Scamarcio nel suo doppio ruolo. "Ciccio" è un personaggio che vuole vivere al massimo; è un sognatore. Il contesto sociale del suo paese gli va stretto, ma esso gli presenta il conto, nella forma di un brutale omicidio ad opera del padre di Bianca; è lo stesso Scamarcio, nei panni del gemello Antonio, a tentare di far luce sul delitto. Antonio è figura più complessa. Nell'ultima parte del film, lo si vede tornare in paese, quasi attratto da un legame ancestrale con quelle terre, non per far giustizia - del resto una vendetta diretta sarebbe impossibile, essendo stato già ucciso Schettino da mani ignote - ma per avere chiarezza. Convincentemente cattivo Antonio Gerardi nel ruolo di Schettino; discrete interpretazioni per le attrici, di primo e secondo piano. Al di là della verosimiglianza, le ambientazioni sono evocative ma scontate. Il regista ci mostra campagne ben tenute, case di paese tanto curate negli interni quanto scalcinate negli esterni, ambienti freddi ed impersonali di una città del nord. I personaggi recitano in accento - e a volte dialetto - che saprei associare genericamente al sud Italia, comprensibile ma non sempre. Ho apprezzato alcuni aspetti del film : la volontà di far denunzia sociale raccontando le dure condizioni di vita dei braccianti, i quali appaiono, però, un po' troppo rassegnati; una buona caratterizzazione dei personaggi. Un po' meno le molte incongruenze della trama e la conclusione, quasi un escamotage per chiudere il racconto lasciandolo irrisolto.

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