Due amici per la pelle da tempo separati dalle svariate vicissitudini della vita, si rimettono in contatto quando Aood chiama da Bangkok l'abile barista Boss, che da tempo vive a New York rifocillato dai denari della ricca madre proprietaria di un resort di lusso a Pattaya.
Il primo comunica al secondo di essere in fin di vita a causa della medesima forma di leucemia ereditaria che ha ucciso tempo addietro il padre, e per questo gli chiede di raggiungerlo in Thailandia per un ultimo viaggio da condividere assieme.
Boss non se la sentirà di rifiutare e, raggiunto l'amico, scoprirà che dovranno intraprendere un lungo viaggio sulla BMW d'epoca del padre per andare a incontrare tutte le ex fidanzate dei vecchi tempi, per potersi congedare da ognuna di esse nel migliore dei modi.
La cosa in effetti pare riuscire nel migliore dei modi, fino a quando lo stesso Boss in quel momento scopre un particolare tutt'altro che trascurabile che ignorava.
Una di queste ragazze fu non solo una ex di entrambi, ma colei che indirettamente consentì ai due amici inseparabili di conoscersi. Circostanza ben nota ad Aood, ma sconosciuta a Boss che finisce per reagire male a quel colpo a sorpresa.
Ci sarà tempo e modo per sistemare tutti quegli eventuali rancori che la situazione ha contribuito a generare, e ognuno dei due ragazzi riuscirà a compiere il percorso più utile alla sistemazione della propria coscienza e/o situazione sentimentale da tempo abbandonata a se stessa.
Alla sua terza opera, dopo quell'adrenalinico Countdown che proprio al FEFF 2013 si avvalse dell'Audience Awards, e dopo il decisamente meno riuscito Bad Genius, sempre ospite del FEFF 2017, il regista thailandese Baz Poonpiriya si cimenta in un film più intimista e personale, avvalendosi della'apporto produttivo di lusso del gran cineasta Wong Kar-wai, che finisce per influenzarlo non poco anche a livello stilistico.
Ma è proprio questo scimmiottare a tutti i costi il glamour del gran regista di Hong Kong, che finisce per rendere effettata e fastidiosa questa storia d'amicizia, di amore e di morte, che finisce per apparire traslucida e plastificata come un lungo spot fine a se stesso.
Altro che Hong Kong Express! One for the road appare come un interminabile spot traslucido e patinato che si compiace di se stesso e si ripiega sotto sulla sponda del sentimento ricattatorio e su scenografie inutilmente estetizzanti che creano più fastidio che quel piacere visivo che non vada oltre la più scontata cartolina turistica.
Attori belli e fichi, attrici ancora più belle e perfettine che si trincerato dietro una patina laccata tutta cocktail di grido (dai nomi altisonanti come La danza di Alice e Lacrime di Noona, tratte dalle storie di vita insopportabili che il film lunghissimo e petulante ci propina lungo tutta la vicenda) che quasi rendono al confronto il già coatto e fragilissimo Cocktail di fine anni '80 con Tom Cruise, un film più onesto e sopportabile.
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