Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Girato nel 1979, quando il filone dei “poliziotteschi” si stava avviando ad un inarrestabile declino (da lì a un anno si sarebbe praticamente estinto), uno dei più bei film di genere mai realizzati. Un avvincente road-movie Palermo-Roma-New York che, pur nella sua essenzialità, non scade mai nei facili banalismi. La robusta sceneggiatura di Vincenzo Mannino e del regista, rinuncia alle consuete dosi di cinismo e violenza, guadagnandoci in tensione e spettacolarità, colmando la pellicola di efficaci colpi di scena, riuscendo ad inquadrare in modo esauriente i personaggi e a non cadere mai di tono. Lenzi (qui al suo ultimo “vero” film prima di dedicarsi, negli anni ’80, all’horror di serie Z), dirige a colpo sicuro, ormai professionista del genere ed impronta tutto sull’azione, regalandoci anche uno spettacolare inseguimento nel dedalo di viuzze del centro storico di Palermo. In stato di grazia i tre attori principali: Merli è ormai diventato l’icona del Commissario (qui è Berni) incorruttibile e così immedesimato da vivere la parte, piuttosto che recitarla; Merola, napoletano verace, sfoggia forse la sua migliore interpretazione di sempre, nella parte del corleonese Barresi, boss mafioso spietato e calcolatore; Pelligra (nella parte del pentito Scalia), dopo tanta gavetta come spalla in innumerevoli polizieschi, mostra a tutti che un ruolo da protagonista se l’è davvero meritato. Ottimo il finale, in cui Barresi, poco impressionato nonostante l’arresto, fa capire a Berni che il ritorno in Patria non sarà una cosa semplice (montato tutto in flashback e fermo immagine). L’esordiente Luca Barbareschi è un giovane poliziotto della Grande Mela. Musiche di Franco Micalizzi.
Sarebbe davvero di grandissima utilità se a New York si parlasse (e comprendesse) così bene l’italiano. Il giudizio sul film non cambia, ma almeno un paio di parole inglesi a qualcuno non potrebbero scappare?
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