Regia di Yannis Economides vedi scheda film
Maltrattato sul lavoro, incompreso da amici e conoscenti, tradito dalla giovane moglie: per Takis la vita è un vero inferno. Come se non bastasse, l’uomo ha un violento creditore alle calcagna e non ha il denaro necessario a placarlo: per Takis le soluzioni possibili non sono molte.
La poetica della rabbia guida le prime opere del regista cipriota (ma che lavora in Grecia) Yannis Economides; se con l’esordio Spirtokouto (2003) aveva infatti delineato la tragica quotidianità di una serie di poveri cristi nell’inferno di una torrida Atene in pieno agosto, con questo Soul kicking, suo secondo lavoro, Economides mette in scena una vicenda di riscatto forzato e dettato esattamente da quella ingente mole di rabbia accumulata nel tempo da un personaggio suo malgrado coinvolto profondamente, fino all’anima del titolo, nel degrado e nella violenza delle vite di chi gli sta attorno. Takis è un contenitore vuoto, una spugna per l’altrui rabbia e l’epilogo è l’unico possibile – non per questo giusto, anzi. Scritto dallo stesso regista, Soul kicking vede al centro del cast il medesimo protagonista di Spirtokouto, vale a dire Erricos Litsis; si tratta di un lavoro a basso budget e realizzato in maniera spartana, ma a ogni modo sufficientemente curata. Forse la durata, che arriva di poco sotto le due ore, è eccessiva per una vicenda in cui molte situazioni si ripetono e il ritmo, pur costante, non è un punto di forza. 4/10.
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