Regia di Zack Snyder vedi scheda film
Ho guardato "Army of the Dead" dopo una giornata movimentata, al termine della quale, sfinito, mi sono buttato sul divano col mal di testa. A visione finita, il mal di testa era sparito e mi sentivo per certi versi ristorato. Questo non per dire che il film sia un miracolo terapeutico, ma rinverdisce brillantemente una delle più importanti e trascurate funzioni del cinema: l’evasione, il dimenticarsi del mondo per un paio d’ore, una distrazione elevata ad arte. In tal senso, funziona da Dio questa ultima fatica del controverso Snyder, che torna alla regia dopo la criticata extended cut del brutto Justice League.
Un film cazzone e splatter, “Army of the Dead”, che contrarierà i palati fini e tutti coloro che cercano la metafora politica e i paragoni alti. Dimenticate Romero e Carpenter, dimenticate perfino “L’alba dei morti viventi”, esordio di Snyder nel cinema zombesco ben più cupo e serioso – nonché diametralmente opposto e più bello – di questo suo ultimo film. Che, per inciso, abbonda a tratti di sparatorie e ammazzamenti degni di uno scialbo videogame. La carta vincente del film – oltre allo splatter godurioso e ai titoli di testa che sono una perla a sé stante – è la capacità di Snyder di donare cuore all’operazione, rendendola quindi emotivamente avvincente. Ecco che allora, in un contesto iper-saturo e “trash” in cui uno zombie indossa maschera e mantello e va a cavallo, il regista crea affezione per i personaggi e installa uno scenario post-apocalittico arido ed efficace, ben coniugando l’horror con l’heist movie e condendo il tutto con una colonna sonora perfetta. Cionondimeno, il film è zeppo di idee azzeccate (la tigre-zombie e i morti viventi dormienti) e vanta un bel finale beffardo. Buon divertimento!
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