Regia di Zack Snyder vedi scheda film
La genesi di Army of the Dead inizia nel 2007, tre anni dopo che L’Alba dei Morti Viventi ha segnato il debutto cinematografico di Zack Snyder, quando George Romero, ancora in vita, stava per girare altri due film del genere che ha praticamente inventato da solo come Diary of The Dead e Survival of The Dead e la HBO sta progettando di adattare per la televisione il romanzo a fumetti The Walking Dead di Robert Kirkman.
Il progetto, di cui Snyder scrive il soggetto successivamente sceneggiato insieme a Shay Hatten e Joby Harold, é in mano alla Warner Bross ma finisce fuori produzione, forse per paura di un’assefuazione del pubblico al genere, e viene quindi accantonato finché, nel 2019, i diritti non vengono acquistati da Netflix.
Con Netflix le cose si muovono però in fretta e, oltre alla pellicola di Snyder, vengono annunciate quasi simultaneamente anche un prequel spin-off in live action, diretto da Matthias Schweughoffer (che nel film di Snyder interpreta Ludwig Dieter, lo scassinatore), e anche una serie animata intitolata Army of The Dead: Lost Vegas, entrambe sotto la sua completa supervisione.
Una fiducia riposta nel lavoro di Snyder forse, a parer mio, fin troppo frettolosa e ottimistica.
Snyder torna così al materiale di partenza, in origine un remake particolarmente “dinamico” del Capolavoro di Romero, mischiandolo questa volta a suggestioni anche piuttosto diverse, non troppo lontane come in Io sono leggenda o War World Z, ad esempio, o al carpenteriano 1997: Fuga da New York ma anche diametralmente differenti come gli heist movie alla Ocean’s Eleven (essendo ambientato a Las Vegas il riferimento é d’obbligo), filtrate però attraverso il suo occhio fatto di camera a mano, slow motion ossessivi, inquadrature strettissime e focale corta senza però trovare una propria identità.
Non solo manca completamente il filone metaforico o la matrice distopica che trova nei morti viventi un’allegoria spietata quanto azzeccata della società occidentale (ma che, oggettivamente, mancava anche nella sua pellicola d’esordio) ma dissente anche dell’opzione comedy brillantemente esposta invece in film come Shawn of The Dead o Zombiland, puntando quindi esclusivamente su uno spettacolo fortemente action, testosteronico e muscolare, e in un popcorn movie, mash-up (probabilmente) irresponsabile tra “heist-movie & war-movie”, che cerca esclusivamente l’intrattenimento a buon mercato senza badare troppo alla sostanza, ludico e “fumettoso” proprio come piace al suo regista.
A netto di pregi (pochi) e difetti (troppi) la nuova opera di Snyder è un film che comunque intrattiene il giusto e che riesce anche a divertire, quando non si prende però troppo sul serio (cosa che purtroppo succede di rado) ma che, altro tratto in comune con la sua cinematografia, perde presto per strada il senso della misura, esagerando in linee narrative e spunti che troppo spesso risultano inutili o eccessivi rispetto alle reali esigenze drammaturgiche della pellicola o a giustificare almeno una durata di 148 minuti complessivi (al netto di un futura dichiarazione di un’eventuale/probabile/prossima “versione finale” di durata doppia di cui immagino sia già partita una petizione online da parte dei suoi fanboys).
Ma dove Snyder fallisce clamorosamente è invece proprio nella regia in una pellicola lunghissima nel quale si sente (finalmente?) libero di sperimentare e, nel suo stile ipercinetico, anche di esagerare con risultati purtroppo sconclusionati, anche grazie all’evidente disinteresse del regista di “cosa” mostrare in favore di “come” viene mostrato (alla fine il suo più grosso difetto come regista sta "quasi" tutto qui), tra azioni e scontri epicamente ridondanti e slow motion inutilmente ripetitivi fino a dialoghi stupidi e a personaggi piatti e banali seppur gratificato da una buonissima fotografia, opera dello stesso Snyder (giusto dare a Cesare quel che é di Cesare).
Perché a pagare tutto questo sono poi soprattutto gli attori (in realtà mai stati il suo punto forte) abbandonati in scena con la percezione che non tutti riescono a comprendere cosa ci aspetti da loro, nel pochi emergono sull’altro (probabilmente soltanto l’attrice e cantante francese Nora Arnedezer riesce a rendere giustizia a un personaggio scritto, forse, un pò meglio degli altri e, in misura minore, Tig Notaro ma in ruolo decisamente più secondario) mentre tra tutti gli altri (Ella Purnell, Omar Hardwick, Ana De la Reguera, Matthias Schweughoffer, Huma Qureshi, Garret Dillahunt, Hiroyuki Sanada, Theo Rossi) anche l’ex wrestler Dave Bautista, star (molto) “minore” dell’MCU, spreca una grossa chance di essere finalmente protagonista assoluto di un grosso blockbuster.
VOTO: 4,5
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta