Regia di Zack Snyder vedi scheda film
Army of the Morons. L'esercito degli imbecilli. Premessa: anche se in generale non apprezzo particolarmente il regista, di norma cerco sempre di guardare ad ogni nuovo film – a prescindere da chi l’abbia appunto diretto – con “serenità”, tenendo il più possibile da parte pregiudizi e preconcetti vari maturati in precedenti visioni.
Bene. Questo per dire che, per quanto ZSJL rimanga un filmaccio interminabile, a questa nuova opera targata Zack Snyder mi sono “approcciato” con totale predisposizione mentale al puro intrattenimento “senza troppi penzieri”, evitando di leggere recensioni e di tener troppo alte le aspettative. Tuttavia, la delusione è giunta comunque, puntuale e implacabile. Amazing!
E sì, perché questo pasticciato accrocchio filmico purtroppo non funziona neppure al livello minimo: ovvero, a tratti diverte, ma nel suo insieme annoia e non è in grado di ingenerare alcuna reale suspense, per buona parte a causa delle inenarrabili idiozie che riversa a ripetizione in direzione del pubblico, che evidentemente crede essere composto da microcefali alla Dumb and Dumber.
Insomma, siamo in presenza d’un vero spreco, di risorse (che si sarebbero potute investire meglio) e di talenti (dalla scenografa ai tecnici degli effetti speciali). Spreco imputabile – va da sé – alle smodate manie di grandeur dell’egotistico regista. Il quale – pare tenuto all’oscuro da viscidissimi funzionari dell’Agenzia di Intelligence per la Lobotomia delle Masse [AILM] di non essere affatto il nuovo Romero – si dimostra per l’ennesima volta incapace di creare opere coerenti e di ammaestrare la propria ipertrofia (difatti, siamo alle solite: troppa roba, troppo raffazzonata, ficcata a forza in un film troppo lungo… semplicemente: fantastic).
Un profondo momento di confronto padre-figlia in merito a pregnanti questioni filosofiche...
Perlomeno, stavolta, ha limitato l’uso (o meglio l’abuso) del ralenti: almeno questo, dai, bisogna concederglielo. Peccato solo che – pur in assenza del suddetto – il film inizi a stancare sin dalla prima mezz’ora.
Per via del suo spostarsi esagitato da una scena all’altra (spesso – tra l’altro – per misteriosi motivi filmata in controluce… vai a sapere, le profonde scelte registiche…); il suo voler presentare schiere di personaggi in tre secondi; il suo “sviluppare” un piano che a livello drammatico ha la stessa consistenza e credibilità d’un film di Austin Powers; il suo incorrere in plateali infrazioni della logica narrativa più elementare (tanto per fare un esempio [e, no, non si tratta davvero di uno spoiler]: quando entrano nella “zona” i geniali protagonisti hanno la brillante idea di – sia dato fiato alle trombe – lasciare le porte del container da cui passano spalancate: sì, esatto, s-p-a-l-a-n-c-a-t-e… che dire, già a quest’altezza si dovrebbe decidere, se possibile, di disattivare momentaneamente ogni residua facoltà cerebrale al fine di meglio “gustarsi” il resto della visione).
Aggiungiamoci lo sperpero di quelle due o tre buone trovate (anche cretinotte, vedi la tigre…), affogate in un mare di banalità; i personaggi sagoma di cartone che a definirli anonimi si finirebbe quasi per far loro un complimento; l’assoluta prevedibilità di ogni minimo “colpo di scena” presentato però con l’enfasi di chi evidentemente si crede un genio del thriller; l’imbecillità del finale, ed ecco fatto: il rancido e ribollito minestrone è servito.
Capitolo a parte meriterebbero le idiotiche gesta dell’insopportabile figlia del protagonista, Ward, ma è anche inutile accanirsi: diciamo per brevità che si tratta di una convinta di sfuggire a piedi ad un’esplosione nucleare… no, sia chiaro eh, roba che l’Indiana Jones nel frigorifero in confronto è quanto di più sensato sia stato partorito a memoria d’uomo.
"Ognuno di voi mi deve 100 scalpi zombie. E io li voglio i miei scalpi! E ognuno di voi mi darà quei 100 scalpi zombie strappati dalle teste di 100 zombie kaputt! E - a guardarvi - ci resterà secco nel farlo!"
Risulta altresì inutile accanirsi sulla fotografia insulsamente buia e a tratti nebulosa, l’insipidezza dei dialoghi (a voler essere gentili) e la svogliatezza della recitazione. Tra parentesi, inserire due brutte cover di pezzi leggendari come Bad Moon Rising dei CCR e The End dei Doors si giustifica solo a livello pecuniario (ma neanche, visto il budget messo in campo per il film), mentre ovviamente al livello del canale uditivo dimostra null’altro che un’inveterata volontà di assalto criminale al nervo cranico, peraltro manifesta fin dalla sequenza di infiniti, caciaroni e assordanti titoli di testa.
Tutto considerato, forse si sarebbe davvero fatto meglio a cambiare il titolo in “L'esercito degli imbecilli” (o “dei cerebralmente deceduti”), così, tanto per non confondere le idee agli spettatori (i quali, poveretti, certe volte pare abbiano addirittura la sfrontatezza di aspettarsi film con un minimo di logica).
A mo’ di suggello finale della nostra breve “escursione” per le nuove, strane, inesplorate e meravigliose lande dello zombie horror, una citazione ormai già entrata negli annali dell’arte cinematografica: “Ero consapevole della critica sociale che deriva da un buon film di zombie…” – Snyder docet. Ecco, dispiace solo che non vi sia qui traccia né di critica sociale né a maggior ragione di un buon film di zombie. Chissà, forse si tratta d’una studiatissima opera di criptica dissimulazione: che sia mica il caso di provare a guardarlo al contrario? Tipo “backmasking” dei brani rock alla ricerca di perniciosissimi inneggi satanici?
Ahh… l’exaspération! Romero, Romero… il mondo del cinema di genere dopo di te s’è fatto davvero brutto, fosco e nero.
"L'immensità del caz-- che me ne frega, bacucchi umani"
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