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Army of the Dead

Regia di Zack Snyder vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Army of the Dead

di MrCarrey93
4 stelle

Zack Snyder dopo l'odissea della sua Justice League, che per molto tempo non è stata più sua, si butta tra le braccia di Netflix in cerca di libertà espressiva, torna tra gli zombie che lo avevano fatto scoprire al mondo e consegna un film meno ambizioso e al 100%, a suo dire, svincolato da pressioni produttive.

(Seguono spoiler)

 

Dave Bautista, Omari Hardwick, Tig Notaro, Colin Jones, Matthias Schweighöfer, Raúl Castillo, Ana de la Reguera

Army of the Dead (2021): Dave Bautista, Omari Hardwick, Tig Notaro, Colin Jones, Matthias Schweighöfer, Raúl Castillo, Ana de la Reguera


Lo stile di Snyder viene prontamente certificato col prologo iniziale, il montaggio porta avanti una narrazione per immagini priva di dialoghi e con una calzante traccia musicale di sottofondo nel modo molto tipico del cienasta, non mancheranno poi i rallenty a cui ci ha abituato, in quantità in realtà molto più moderata che in passato.
Di Snyder c'è anche la passione per la mitologia greca e i fumetti che ormai hanno intriso indelebilmente la sua cinematografia.
Di nuovo c'è lo sperimentare una tecnica di ripresa per cui sembra sia andato in fissa nell'ultimo periodo (vista anche nelle sequenze aggiuntive della Justice League) che nonostante in alcuni momenti sia funzionale per alcune soluzioni visive riuscite è tuttavia una scomoda costante nell'intero girato. Difatti in gran parte delle scene la tecnica di ripresa risulta un pugno nell'occhio a causa di una resa estetica che sacrifica la profondità di campo, la composizione dell'immagine e che spesso rende perfino indecifrabili i set in cui sono inseriti gli attori depotenziando il potere scenografico auspicabile un film dal budget consistente come questo.

Sul plot e i personaggi parallelamente alla Justice League anche qui abbiamo un talent scout simil Bruce Wayne che deve reclutare i membri di un team, squadra che si ritrova a collaborare in una missione i cui scopi però non sono comuni a tutti. Se in Justice League la squadra viene formata nel giro di un'ora e mezzo, Snyder ci dimostra come si possono ottenere i medesimi risultati in 5 minuti, ossia presentarci dei personaggi con una caratterizzazione prossima allo zero in entrambi i casi. Liquidare tutto in 5 minuti è sicuramente un passo avanti, quindi c'è solo da ringraziare. Ancora una volta il regista mostra tutta la sua mediocrità nel saper scrivere dei personaggi tridimensionali, come il non saper innescare delle dinamiche di gruppo vagamente interessanti, forse qui un pelo di più grazie ad alcune frizioni interne (che mancavano nei film DC) causate dalla non trasparenza di intenti di alcuni membri. Per il resto abbiamo il personaggio imbranato a cui è affidata l'ironia, come Flash, quello cazzuto e burbero, come Aquaman, il mentore come già detto alla Bruce Wayne, insomma squadra che vince non si cambia, in realtà sono solo ruoli stereotipati rilevabili in altri centomila film. Qualche innesto di quote rosa qua e là per stare al passo coi tempi e la banda è al completo, sebbene l'aura di machismo prettamente maschia figlia degli anni 80 (a dire il vero tanto obsoleta) pervade comunque l'intero team senza fare distingui di genere.
Nonostante qualche mindfuck e questioni in sospeso strategicamente inserite (di cui parleremo dopo) la trama è molto esile e per lo meno il carico di ambizioni fuori portata in fase ideativa nel caso di Army of Dead ci viene risparmiato, Snyder infatti a sto giro imposta tutto su toni leggeri e temi semplificati, cosicché il suo modus operandi da regista di grana grossa trova coerenza tra interno-esterno.

Il film non lo si può considerare un film dell'orrore perché non ha praticamente un singolo memento in cui si ricorre agli stilemi che caratterizzano e sono peculiari al genere nelle sue declinazioni. E se il terrore è inesistente anche le situazioni in cui monta la tensione sono pochissime. Piuttosto gli piace cadere su drammi familiari e rapporti padre-figlia, roba che viene gestita nella maniera più stucchevole e banale possibile (fattore critico anche in The Walking Dead per rimanere su un prodotto a tema). Quando torna finalmente sull'azione rimane comunque il sentore che avrebbe potuto osare molto di più in termini di cattiveria. Insomma mi aspettavo qualcosa, non dico di malato, ma sicuramente più rozzo e cattivo. E tra drammi familiari, amori perduti e ironia anche quel poco che è presente viene continuamente annacquato.

In mancanza dell'horror il genere di riferimento specifico allora oltre il dramma e l'action-survivor lo si ritrova, come intuibile da una veloce lettura della trama, nel'heist movie, ed è proprio su questo che Snyder punta per offrire uno sguardo che sia originale rispetto ad altri film sempre a tema zombie. Ma alla fine della corsa è davvero difficile considerare soddisfacente anche l'incursione in questo genere, più strumentalizzato che strutturato in una maniera che risulti efficace. La pianificazione della rapina è troppo sbrigativa, lo spettatore non viene fatto partecipe ad un'attenta elaborazione del piano, e la sua messa in atto procede senza intoppi logistici fino all'apertura della cassaforte.

Army of Dead ha evidenti problemi nella gestione della commistione di generi e in termini di scrittura, ma presenta comunque anche dei momenti efficaci, sequenze che mi sono piaciute sono sicuramente quella in cui ci si fa strada in un labirinto di zombie in una stanza priva di illuminazione, mi è piaciuta la ferocia della tigre-zombie nella scena in cui affamata gioca con la preda (ricorda l'orso di The Revenant) e la sequenza sul finale in elicottero l'ho trovata piuttosto adrenalinica e ben ripresa con buoni campi aerei mente l'azione si svolge frenetica.

E poi finalmente qualcuno usa il brano dei Cranberries in un film di zombie. Applausi.

Ma passiamo agli altri protagonisti, gli zombie, che francamente non so neanche se definire tali, sí ci sono pure quelli classici ma non vengono utilizzati e rimangono stipati negli scantinati come dei manichini. Sono molto presenti invece gli Alfa, quelli moderni, una versione potenziata dei loro progenitori, esasperati non solo fisicamente, ma anche cognitivamente ed emotivamente. Questi cervellimolli di nuova generazione si muovono come atleti usciti dal Cirque du Soleil, conoscono il karate, si vestono come Shakira, altri col mantello come Batman, si innamorano, trombano e procreano, si disperano e piangono la perdita di un caro ed emettono versi presi in prestito dai raptors di Jurassic Park. E come accade ai velociraptor di Jurassic World tra gli umani c'è pure chi li vuole addomesticare e usare come macchine da guerra (?).


Concludendo passiamo agli interrogativi, alcuni innescati per palese trascuratezza di scrittura e altri probabilmente voluti, strategicamente piazzati da quella volpe di Snyder, pensati con "lungimiranza" produttiva da chi è interessato ad espandere l'universo tra serie tv, sequel e prequel con i soliti fini di lucro e a discapito della qualità del singolo film che con difficoltà si rende autosufficiente.

E dunque:
Perchè gli zombie classici rimangono ibernati ? Perché ci sono degli zombie che internamente sono cibernetici ? Metti degli zombie-robot e non fornisci alcuna spiegazione ? Ti odio.
Dubbie inoltre le sorti di alcuni personaggi: Lo scassinatore è morto ? Manca la sequenza in cui si vede crepare male (e se fosse con una fine così misera gli dedichi un intero film?). La bonazza bionda badass viene impalata al muro per una spalla, spiaccica facendola cadere dal palazzo la testa mozzata della Shakira-zombie, ma Batman-zombie innamorato di Shakira-zombie oltre che omaggiare Alien nel ruggire ad un centimetro dalla faccia della bonazza bionda badass impalata non viene poi inquadrato squartarla come era lecito attendersi. Si salva ?
Gli ufo che si vedono in cielo all'inizio ? Si collegano a qualcosa ? La tecnologia aliena c'entra qualcosa con gli apparenti vaneggiamenti su loop temporali ad un certo punto del film ?
Esiste chiaramente tutta una mitologia che è rimasta sulla carta e non ha mai visto lo schermo se non suggerire la sua esistenza grazie a queste scene molto furbe. È un modo di lavorare che non mi piace.
Il film comunque sia ha ritmo e riesce a intrattenere con un minutaggio che in due ore e mezzo non sfianca, nel contempo purtroppo rimarca ancora una volta e sempre di più tutti i limiti del regista, alimentando ulteriori dubbi sul suo percorso artistico, e per certi aspetti mostrando anche una regressione in termini di tecnica. C'è da dire però che qui ha lavorato molto più di sintesi rispetto al passato. E per lo meno una certa arroganza nella proposta di temi e metafore questa volta è stata smussata conducendo ad un prodotto finale più sobrio in linea con le (in)capacità del suo autore.

 

Nora Arnezeder

Army of the Dead (2021): Nora Arnezeder

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