Regia di Mario Soldati vedi scheda film
Una commedia seria, così definirei questo film. Il tono è sull'allegro, tuttavia non si ride mai troppo e anche gli argomenti toccati sono seri. Si può ravvisare anche una certa dose di satira nei confronti di nobili e nobilotti (o nobili pretesi), come pure dei magnati dell'economia e padroni delle fabbriche, con le loro mentalità e il loro modo di fare affettato e piuttosto falso. Si va dal capoufficio Peppino De Filippo che ci tiene molto ad essere chiamato con tutti i cognomi e il presunto titolo nobiliare, al proprietario dell'officina o ancora ai pezzi grossi che intrallazzano dietro le quinte e hanno la coda di paglia lunga un chilometro; uno di loro si crede subito ricattato dall'impiegatuzzo (un bravo Renato Rascel) quando questi neppure immagina quello che ha paura si venga a sapere... Tuttavia siamo appena nel 1959, e la satira è ancora garbata e priva di rabbia o acredine, sicché colpisce il bersaglio senza essere pesante o farsesca. Negli anni successivi il nostro cinema avrebbe perso questo equilibrio e questo buon gusto. Interessante è anche la rappresentazione dell'ambiente di lavoro, e della modernità che avanza, simboleggiata dalla macchina da scrivere.
La ricostruzione d'epoca è colorita e curata, come pure precisa è la direzione dei molti bravi attori. C'è persino posto per Alberto Sordi e Ugo Tognazzi, che appaiono ciascuno in un cameo di pochi secondi. Segnalo la bellissima Carla Gravina, della quale infatti più di un personaggio s'innamora.
La mano di Age e Scarpelli - due nomi che sono una garanzia - si avverte soprattutto nel tono popolaresco e umoristico di certe scene di vita familiare, con l'immancabile monello preso bonariamente a ceffoni.
Non vado matto per Mario Soldati, ma questa sua specie di commedia, proprio perché diversa dal suo solito, devo dire che mi è piaciuta.
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