Chi altri poteva parlare di un disastro avvenuto a sconvolgere una tranquilla giornata estiva, se non il popolo che in uno stesso giorno terso di agosto improvvisamente scoprì quello che non conosceva.
Un film di formazione didattica diretto da Satoshi Dezaki, che ha il pregio di infondere curiosità nell'approfondire il tema dell'ambiente.
Un disastro ambientale che forse abbiamo ancora paura di parlarne e preferiamo forse dimenticare, che portò al cambiamento in Europa delle regole di prevenzione, in caso di incidente danni alle popolazioni, comunque ben lontano dai disastri nucleari di Chernobyl e successivamente di Fukushima che in tempi di maggior visibilità televisiva hanno sicuramente impattato maggiormente nell’opinione pubblica.
Il 10 luglio 1976 nel comune di Meda alla società ICMESA, sussidiaria della compagnia Givaudan a sua volta di proprietà della Hoffman-La Roche, dove si producono farmaci e pesticidi per l’agricoltura, esplode un reattore del forno di combustione e si formerà una gigantesca nube che investirà il comune di Seveso con una pioggia di cenere bianca. Un gruppo di ragazzini Giulia, Maria, Enrico, Lucio e Angelo sono testimoni e vittime del disastro, con l’arrivo di un giornalista giapponese Shiro Ando inviato dal proprio giornale con base italiana, iniziano a scoprire informazioni su quanto le società interessate tengono nascoste sulla reale pericolosità della sostanza fuoriuscita alla popolazione. Formeranno loro stessi una “Squadra di ricognizione di Seveso” che andrà ben oltre le competenze dovute a dei bambini intenti a indagare su un qualcosa di così grande tanto da parlare persino con i vertici aziendali, aiutati anche da un operaio Vito presente il giorno dell’esplosione che spiegherà loro della temperatura di combustione del forno che era altamente superiore, da provocare una reazione trasformazione chimica.
Il film è pervaso maggiormente da una cupezza dovuta dal dramma della situazione, con la morte degli animali di corte e da compagnia, l’abbandono delle proprie case e degli oggetti affettivi in esse contenuti, e il continuo tacere delle autorità che riducono il pericolo, il tutto stemperato da brevissimi momenti di imbranataggine dati dal giornalista Ando.
Perché il film si dichiari di intento didattico oltre che documento storico, vengono inoltre citando per comparazione gli effetti “dell’agente arancio” nella guerra del Vietnam, con il defoliante sparso dagli aerei usato per distruggere le enormi foreste che impedivano la visione del nemico, e i conseguenti danni causati alle popolazioni. Si nomina la diminuzione dei linfociti nel sangue, con annessa probabilità di insorgenza di leucemie oltre alla comparsa dopo mesi della Cloracne un eruzione cutanea sul volto e sul corpo dei protagonisti, con l’intasamento degli ospedali.
Si viene a conoscenza della parte medica grazie alle analisi fatte dall’Istituto di Ricerca Galilei di Milano* con il Prof Marella*, e da Vito* l’operaio che spiega il funzionamento del sistema automatico di raffreddamento e della camera di abbattimento dei fumi del forno.
Come molti altri disastri, i paesi fin lì sconosciuti ai più pur avendo altre peculiarità rimarranno tristemente noti solo per gli avvenimenti di cronaca. Ieri come oggi infatti sfido chiunque a dovere indicare Wuhan come Codogno su una carta geografica, prima di gennaio 2020 a parte i relativi abitanti della regione e provincia.
La morale definitiva è che dobbiamo essere anche noi stessi, a mantenere “ordinato” il nostro splendido mondo, e non incolpare altri dei danni causati, che la chimica non è solo negativa ma serve anche per scopi etici e utili, e conoscendone le terribili conseguenze di alcuni processi, tra cui quello della diossina, si possa intervenire preventivamente perché ciò non riaccada.
*(Nomi di fantasia ai fini della narrazione)
Qui potete trovare l’elenco dei disastri ambientali fermi al 2015 con una deplorevole medaglia d’onore, con “sorpresa” all’Italia.
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