Regia di Costanza Quatriglio vedi scheda film
Ispirato all'autobiografia di "Nada" celebre cantante pop, attiva soprattutto negli anni sessanta e settanta. Non male
Ispirato al libro di memorie “Il mio cuore umano,” narra dell’infanzia di Nada, artista “enfant prodige”, che soprattutto i miei coetanei ricordano bene, quando ad appena 15 anni, calcò con gagliardezza e maestria il palcoscenico di Sanremo, esibendosi con grinta e voce potente, prima di diventare un'icona della musica italiana alla fine degli anni '60, e poi un'artista a tutto tondo. La regista Costanza Quatriglio, ne racconta le sue prime vicissitudini, la famiglia, il contesto sociale. Nata e cresciuta a Gabbro un piccolo paese toscano, in mezzo alla campagna, negli anni Sessanta. Il suo universo è costituito dalla nonna, alias l’ottima Nunzia Schiano, dalla sorella prossima al matrimonio, dal padre Gino uomo buono e semplice, con la passione per il clarinetto che suona come passatempo casalingo, e la madre Viviana, una Carolina Crescentiniattrice sempre più convincente, dalla salute mentale cagionevole, afflitta da frequenti depressioni, che condizionano la vita della famiglia e soprattutto di Nada. La bambina, assolutamente per caso si ritrova reclutata a cantare nel coro della chiesa, suor Margherita e tutti gli astanti, restano attoniti ed estasiati dal suono della sua voce. Così la religiosa, parla a cuore aperto con i genitori, spronandoli a coltivare quel talento più unico che raro, da quel momento comincia la crescita artistica di Nada, affiancata da un premuroso e poco esoso maestro per affinare le sue qualità canore, anche se la famiglia non naviga nell’oro, fa volentieri sacrifici per aiutarla. Un talento che si rivela una cura miracolosa per lenire il male oscuro della madre. Nada si accorge, che solo la sua prodigiosa attitudine, ha il potere di far stare bene Viviana, alla quale vengono perfino somministrate alcune fallimentari sedute di elettrochoc, E così, Nada cresce assecondando il desiderio della madre, che quando la figlia canta, per magia si riprende, come se le qualità artistiche di Nada, fossero la prova dell’utilità della sua vita e surrogassero il suo bisogno di realizzarsi. Cosi Nada diventa grande, passando attraverso le traversie della fragile salute mentale della madre e assistendo anche alle piccole grandi tragedie del piccolo borgo rurale. Nada ha un animo forte, non sa se cantare le piace, ma il suo è un dono e i suoi genitori, lo sanno, come sanno benissimo che per Nada, cantare significa affrancarsi, da una vita grama e faticosa, potendo aprire lo sguardo verso nuovi orizzonti. Eppure, lei non vuole questo. Nada ama troppo il suo paesino, per pensare di lasciarlo e inseguire sogni di gloria, però qualcuno comincia ad accorgersi di lei, viene invitata a diversi concorsi canori e vince sempre. Il film descrive un periodo della vita di Nada Malanima dal 1961 al 1969, anno della sua partecipazione al 19° Festival di Sanremo. Questo decennio è quello decisivo per la formazione professionale e umana di Nada, in cui è descritto il conflittuale rapporto che aveva con sua madre e il fatidico incontro che la cantante livornese avrà con Gerry Manzoli il celebre bassista del gruppo dei “Camaleonti” che sposerà nel 1973. Una storia semplice, raccontata con garbo e delicatezza, La Quatriglio si conferma regista con buone sensibilità, Le viene in soccorso, il talento cristallino non solo musicale ma anche recitativo, della giovane Tecla Insolia, che interpreta la protagonista. “La bambina che non voleva cantare” è un racconto agrodolce non solo un biopic, ma una storia di vita, con un senso di nostalgia, di innocenza, ma anche di forza, un racconto d’amore per la famiglia, di travaglio emotivo e di realtà rurali ben lontane dal clima sociale ed artistico che caratterizzò gli anni ’60. Uno spaccato interessante dei primi anni di vita della giovane promessa della musica italiana, con dei flashback genuini carichi di nostalgia per il passato, fino al fatidico momento in cui Nada, sale sul palco del Teatro Ariston nel 1969 e canta uno dei suoi brani più celebri, “Ma Che Freddo Fa”, ed è l’apoteosi, non vince, ma il suo brano va subito in vetta alle classifiche di vendita e lei diventa una piccola star. La pellicola è un prodotto godibile, non è esente da difetti d’approssimazione, non scava a fondo nella psicologia dei personaggi, tuttavia la performance della protagonista e dei personaggi che hanno fatto da cornice alle sue vicende, la scena finale ed alcuni passaggi veramente emozionanti, rendono il film tv abbastanza piacevole
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