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Louis C.K.: Chewed up

Regia di Louis C.K., Shannon Hartman vedi scheda film

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La recensione su Louis C.K.: Chewed up

di mm40
6 stelle

In questo monologo il comico Louis C. K. parte in sordina, con una serie di considerazioni sull'uso comune di certe parolacce, per poi ripiegare sul suo vissuto personale (il peso, il fisico, l'odio verso i cervi...) e chiudere in crescendo con il racconto di come le due figlie di 2 e 5 anni hanno cambiato per sempre la sua vita.

Classe 1967, Louis CK ha da poco compiuto quarant’anni quando va in scena con questo Chewed up, spettacolo incentrato sulla sua sfera privata e in particolare sui cambiamenti drastici apportati dalla nascita delle sue due figlie, all’epoca di 2 e di 5 anni. Dedicato (con tanto di didascalia in chiusura) all’appena scomparso George Carlin, il monologo comincia con un pezzo degno del Maestro, che richiama il suo celebre sketch sulle ‘brutte parole’; in questo caso però Louis CK scandaglia con accurata perizia le profondità di termini come fagget, cunt e nigger. Poi, come detto, il testo vira verso il personale e la seconda metà del monologo consta di quello che è sostanzialmente uno sfogo aperto sulle difficoltà e sulle sfide della vita da genitore; curiosamente il titolo verrà svelato solamente all’ultima battuta (ma non si tratta comunque di nulla di particolarmente fondamentale per l’economia dell’intero spettacolo). Un’ora precisa di durata, a ritmo elevato, con l’attore e autore che si misura anche in veste di regista, affiancando Shannon Hartman. 6/10.

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