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Mayday

Regia di Karen Cinorre vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mayday

di axe
6 stelle

Ana è una ragazza dalla vita difficile. Apparentemente sola al mondo, trae sostentamento da un impiego in un grande albergo, ove le condizioni di lavoro sono insostenibili. In un giorno di tempesta, durante i preparativi per i festeggiamenti di un matrimonio tutt'altro che felice, le vessazioni nei suoi confronti raggiungono l'apice. La corrente va via; il caos monta nei locali. In quel momento, Ana ode una voce che l'attrae verso le cucine, e, di lì, al forno dell'albergo. Aprendo il portello dell'elettrodomestico, ne viene risucchiata all'interno, giungendo in un mondo onirico; una costa desolata, teatro di una guerra indefinita, presidiata da altre ragazze, le quali combattono spingendo al naufragio natanti avversari ed uccidendo a colpi di fucile - facili bersagli - soldati dell'altro schieramento. Ana, in questo "non-luogo", interagisce con persone identiche a quelle presenti nell'ultima fase della sua vita. Le sue compagne di lotta - tra le quali Marsha, la sposa infelice - vorrebbero trasformarla in un'assassina spietata. Ana si oppone a queste istanze e sceglie di tornare alla sua vita precedente, trovando la forza di lottare per migliorarla. La regista Karen Cinorre dirige un film "al femminile". Le donne protagoniste del racconto sono sottoposte a quotidiane vessazioni dagli uomini; il mondo alternativo - probabilmente generato dalla mente di Ana - nel quale la protagonista le colloca, offre loro protezione e rivincita contro l'altro sesso. In questo mondo si conduce una guerra eterna, dalle cause ignote. Le ragazze combattono usando l'inganno e la violenza, godendo della solidarietà reciproca, la quale viene meno nel momento in cui Ana - grazie forse alla presenza, tra i nemici, di Dimitri, un coetaneo che nella vita reale le dà dolcezza e fiducia - pone in dubbio le basi della sua presenza nel mondo di sogno e, pertanto, la stessa esistenza di quest'ultimo. Meglio affrontare la battaglia nel dura quotidianità del mondo reale, oppure cercare l'appagamento tramite facile rivincita in un contesto fantastico, generato in risposta ad un desiderio, di pace, quiete, serenità ? Ana, tra dubbi e contrasti, sceglie - e mette in pratica - la prima soluzione. Discrete le interpretazioni delle attrici e degli attori. Il ruolo della protagonista è affidato alla giovane Grace Van Patten. Il mondo onirico è ricostruito sulle affascinanti e selvagge coste croate; sullo sfondo di tali paesaggi agiscono personaggi vestiti con divise - prive di stemmi - in stile metà '900; anche i mezzi e le armi richiamano vagamente quelli del secondo conflitto mondiale. Il ritmo del film è lento; alla regista preme evidenziare il contrasto tra mondo reale e mondo fantastico. Caotico, "tempestoso" il primo; immerso nella pace della natura, tranquillo - nonostante il contesto bellico - il secondo. L'ingresso di Ana in questo luogo evanescente non sembra sconvolgerla; dopo un attimo di smarrimento, la giovane riceve conforto ed istruzione dalle compagne. Da qui anche i primi dubbi, i quali la conducono in un percorso di maturazione della consapevolezza. Contestualmente, lo spettatore comprende la natura del sogno di Ana. E' questa una fase molto lenta, in grado, nei suoi primi minuti, di spiazzarlo. La mia valutazione è positiva, in virtù delle intenzioni della regista e della coerenza del suo pensiero comprensibile grazie ad una complessa ma agevole simbologia: un invito alla concretezza, alla tenacia, alla fiducia nelle proprie capacità; un rifiuto a facili soluzioni, quali la fuga in un universo fittizo, illusorio, consolatorio ma inesistente, o molto meno facili, quali un suicidio (l'ingresso di Ana nel forno, può essere immaginato anche come un tentativo in tal senso). La messa in scena, però, potrebbe scoraggiare; ammetto di aver pensato d'interrompere la visione, verso metà film.

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