Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Vagamente ispirato al Sosia di Dostoevskij (Fight club lo è molto di più, per esempio, e neppure lo dichiara), questo Partner è il terzo film di Bernardo Bertolucci. Affascinato da Godard, il regista emiliano si approccia alla narrazione mediante una serie di espedienti tesi a destrutturare e smascherare la messa in scena; ad un certo punto addirittura, in un dialogo faccia a faccia fra i protagonisti, cioè lo stesso attore inquadrato due volte, il regista sceglie di palesare il trucco mostrando la linea di demarcazione fra le due inquadrature: i due si muovono in direzione l'uno dell'altro ed improvvisamente scompaiono. Il che, insomma, non è sempre bello a vedersi, sebbene quello di volere innovare e sperimentare sia un fattore encomiabile. Ottimo Pierre Clementi, ci sono anche particine per la Sandrelli e Davoli; scritto insieme a Gianni Amico, Partner si pone come lavoro 'di rottura', ma intenzionato a lasciare un segno: in questo senso va interpretata la chiave di lettura offerta nel finale da Clementi, che spiega al pubblico come ciascuno di noi debba darsi da fare per cercare il proprio 'sosia', cioè l'anima impulsiva ed irrazionale che realizza ciò che noi non siamo capaci di concretizzare. A volte seguire si fa complesso, ma si tratta appunto di un lavoro tutt'altro che scontato. 6,5/10.
Un giovane insegnante di teatro scopre di avere un sosia perfetto, però scapestrato e violento. Inizia fra i due una convivenza basata sulla necessaria reciprocità e sulla reciproca necessità.
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