Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film
Al netto dei soliti problemi di doppiaggio, rimane il fatto che la "Regina Eboshi" è la donna più affascinante dell'intera storia del cinema. Voto: 9+
Hayao Miyazaki ha realizzato tanti e tali capolavori che qualsiasi classifica dei suoi film è necessariamente arbitraria e soggettiva, tuttavia comprendo bene quelli che mettono al primo posto "Principessa Mononoke". Qui c'è tutto. L'epica, i personaggi, l'ambientazione, i sentimenti, la storia, la musica; non stupisce affatto che sia stato campione d'incassi in Giappone. Noi occidentali, invece, facciamo più fatica a immergerci nella pletora di personaggi e nelle dinamiche storico-politiche di un'epoca pressoché sconosciuta (il medioevo del Sol Levante). Purtroppo, come spesso capita, le scelte di doppiaggio hanno peggiorato la difficoltà. Ricordo che esisteva una prima versione per certi versi molto approssimativa (e forse addirittura fuorviante), che però aveva il pregio dell'immediatezza. Il secondo doppiaggio, realizzato dalla Lucky Red nel 2014 (e attualmente in commercio), aveva l'ambizione di assicurare una maggiore fedeltà all'originale, ma l'esito è tutt'altro che soddisfacente: arcaico, antiquato, incomprensibile per i bambini (e anche per molti adulti), aggrava anziché favorire la comprensione della storia. E poi "dio bestia" non si può sentire... Questo è essenzialmente il motivo per cui non darò 10.
Tra tutti i pregi del film (e sono molti), il mio personalissimo apprezzamento va al personaggio di Padrona Eboshi (anche in questo caso, l'originario "Regina Eboshi" mi piaceva molto di più). Solo un genio potrebbe ideare un villain come lei. È l'antagonista, certo, e come tale è spietata contro i nemici. Secondo la sensibilità moderna fa inorridire l'avidità con cui depreda le risorse naturali, alla stregua dei conquistadores in sudamerica. Eppure è al tempo stesso capace di accogliere nella sua comunità i reietti della società giapponese: le donne, cui conferisce ruoli di primo piano e, soprattutto, i lebbrosi. Non dimentichiamoci che in Giappone i lebbrosi sono stati di fatto segregati dal resto della società fino al 1996 (sì, avete letto bene: 1996!). Anche per questo l'atteggiamento benevolo di Padrona Eboshi nei loro confronti (non si limita a curarli, ma li integra nelle attività produttive) è particolarmente spiazzante (se poi consideriamo che il film è uscito nel 1997, possiamo solo immaginare l'impatto sul pubblico giapponese). Insomma, per me la "Regina Eboshi" è la donna più affascinante dell'intera storia del cinema (e prima o poi le dedicherò un romanzo...).
Voto: 9+.
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