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Principessa Mononoke

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Principessa Mononoke

di scandoniano
9 stelle

Favola “ecologica” firmata Hayao Miyazaki, equilibrato esempio tra Giappone feudale ed industriale.

Il principe Ashitaka, colpito dalla maledizione di un demone, è costretto a cercare lo spirito della foresta per salvarsi da una piaga che rischia di ucciderlo. Sul suo cammino incontra la città del ferro, strano centro industriale di tipo matriarcale ubicato tra le foreste; queste ultime fungono da ostacolo per l’urbanizzazione della città, per cui l’intraprendente matriarca Eboshi e il suo popolo vogliono disboscare, opponendosi alla volontà del spirito della foresta e del suo popolo, capitanato dalla donna-lupo San, la principessa mononoke.

Il lieto fine, elemento essenziale della fenomenologia di Mijazaki, non è scontato, per quanto prevedibile conoscendo l’autore: alla fine San e Ashitaka non diventano amanti, magari nuovi paladini delle foreste; le loro vite, per quanto intrise da un amore reciproco, si sacrificheranno ad un destino filantropico (San torna al suo popolo, Ashitaka fa ritorno al suo villaggio). Il lieto fine, che è lieto in quanto ottimistico, sta nella visione del regista che l’uomo possa tornare a vivere in equilibrio con la natura, facendo un passo indietro: Eboshi (che rappresenta l’ambizione smodata di ogni leader) prima non considera il valore dell’ecologia, finendo per consegnare la foresta (la natura)in mano al declino (l’inquinamento) e poi è costretta ad accettare di tornare sui suoi passi, riconoscendo ad Ashitaka (l’uomo solitario che si batte per il bene comune a costo della propria vita) la nobiltà dei suoi sforzi.

Dunque quella di Mijazaki è una visione del mondo non individuale e nemmeno sociale, bensì pandeistica: il lieto fine è un mondo in armonia, non una coppia di semplici esseri umani felice. I temi cari al regista nipponico sono quasi tutti rappresentati in maniera palese, la qualità dei disegni è al solito spettacolare, con i contrasti (brillante versus opaco, ma anche dettagliato versus infantile) a farla da padrone.

Il film, che ha avuto una genesi particolare (campione d’incassi in Giappone nel 1997, arrivato sottotono in Europa solo nel 2000 con un doppiaggio modesto, uscito nuovamente al cinema ridoppiato nel maggio del 2014), ha sfruttato il grande successo degli altri lavori del maestro dell’animazione giapponese Miyazaki per quanto generati successivamente alla “Principessa Mononoke” (in primis “Il castello errante di Howl”), attirando l’attenzione dell’Occidente, che ha voluto un altro doppiaggio, più professionale e soprattutto più cool (tra coloro che prestano la voce nella versione a stelle e strisce ci sono Billy Bob Thorton, Minnie Driver e Billy Crudup).

Al di là del doppiaggio e della versione, il film è un capolavoro senza “se” e senza “ma”.

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