Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film
Torna nelle sale uno dei massimi capolavori del maestro Miyazaki, dove in un Giappone ancora quasi medievale la natura viene corrotta dalla civiltà, ma la civiltà cerca di evolversi oltre la barbarie, ed entrambe le forze in gioco sono cieche alla propria interdipendenza. Tra loro cerca di mantenere il lume della ragione Ashitaka, esule di un villaggio emishi e afflitto da una maledizione ma, soprattutto, diviso tra la progressista Lady Eboshi e la selvaggia San. Principessa Mononoke fu penalizzato da una pessima traduzione, dunque Lucky Red ha affidato a Gualtiero Cannarsi una nuova versione più fedele all’originale. Lo stravolgimento subito dal finale del film è stato così corretto, ma il rispetto per la scrittura di Miyazaki rende l’opera più ostica. Per esempio la divinità della foresta «Colui che cammina nella notte» è ora chiamata con il solo nome giapponese Deidarabocchi, smorzando l’afflato epico della precedente versione. Qui Ashitaka, che una volta doveva vedere «con occhi non offuscati dall’odio» mentre ora deve «discernere con pupille non offuscate e decidere», non è più un selvaggio dalla parlata quasi aulica, bensì un membro di una cultura arcaica, il cui scarto di visione e pensiero passa anche per un linguaggio diverso. Dunque ancora meno adatto di prima ai più giovani, Principessa Mononoke si rivolge finalmente al pubblico maturo, per ricompensarlo come mai prima d’ora.
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