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Principessa Mononoke

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Principessa Mononoke

di obyone
8 stelle

 

scena

Principessa Mononoke (1997): scena

 

Il giovane Ashitaka, principe della casata Eshiki, uccide un cinghiale ferito per salvare il villaggio dalla sua pericola incursione. L'animale, alimentato da una profonda carica d'odio nei confronti degli umani è diventato un dio malvagio come può constatare l'anziana donna del villaggio. Tanto coraggio nell'affrontare la bestia è costato ad Ashitaka l'apparizione di una macchia violacea nell'avambraccio, una screziatura pulsante destinata a crescere, alimentata dalla violenza della bestia. 

Per evitargli la morte, dovuta alla rabbia animale, l"anziana del villaggio invia Ashitaka verso le terre del nord da cui il cinghiale proviene. Solo in quel luogo il giovane potrà trovare risposte alla furia cieca della bestia ed il rimedio per evitare la propria condanna.

Siamo negli anni '90 e Miyazaki Hayao ha già alle spalle il successo di film importanti e di uno studio d'animazione di grande spessore fondato grazie alla notorietà di "Nausicaä della valle del vento". Il maestro, consapevole del successo del prototipo, ripercorre il sentiero battuto all'inizio della suo percorso imprenditoriale e artistico pur apportando qualche efficace modifica. Innanzitutto Miyazaki scorre all'indietro la linea temporale e si posiziona in un passato lontano quanto il futuro post apocalittico e visionario dei primi lavori.

Il Giappone medievale del periodo Muromachi ospita il nuovo racconto che poggia sulle spalle del giovane Ashitaka e della sua sfuggente controparte femminile, la Principessa Spettro del titolo. Miyazaki dedica molto del racconto al rapporto tormentato tra i due giovani. Ashitaka è valoroso e saggio mentre la giovane San è animata da profondo coraggio e da un'indole agguerrita. Come Nausicaä ed Asbel, pur secondo rapporti di forza invertiti, Ashitaka e San si completano a vicenda. Non condividono i mezzi ma senza dubbio i fini. Il ragazzo è più incline alla mediazione e alla comprensione delle altrui verità mente la ragazza è impulsiva e poco propensa a giustificare azioni contrarie al suo credo. I due personaggi si scontrano, si sfiorano e si respingono imitando il costante reflusso della marea sulla battigia. La principessa ed il cavaliere sono uniti da nobili ideali ma rimangono, fino al completamento della vicenda, su posizioni opposte, nonostante la perseverante speranza di Ashitaka di poter avvicinare il cuore della giovane ragazza.

Miyazaki continua la battaglia a salvaguarda del pianeta con una storia che nutre l'ambizione di sensibilizzare lo spettatore più attento alle problematiche ambientali. Come in Nausicaä, dunque, siamo di fronte ad argomenti affini ai precedenti: la distruzione dell'ecosistema, lo sfruttamento del suolo, l'immancabile ingordigia che distingue l'uomo dalle altre creature. Mentre l'uomo taglia e sradica gli alberi per estrarre il ferro, gli animali e il loro habitat sono minacciati dalle palle di piombo che le nuove armi scagliano con precisione da adeguata e vile distanza.

 

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Principessa Mononoke (1997): scena

 

Ancora una volta il maestro descrive con perizia i propri personaggi pur rimanendo all'interno degli schemi già utilizzati in precedenza. Eboshi ricorda la principessa guerriera Kshana e il vecchio e scaltro monaco Jiko lamenta le medesime ambizioni del generale Kurotowa. Tuttavia le ambizioni e le azioni violente vengono mitigate dall'ironia di qualcuno e dai buoni propositi di altri. In particolare la summa Eboshi, che non esita ad uccidere gli animali e a cacciare il Dio Bestia per offrirne la testa a poteri più grandi del suo, è animata dal desiderio di proteggere le donne del villaggio che nei suoi calcoli apportano un surplus di energie nella gestione della fortezza e rappresentano una risorsa leale e assennata. Verrebbe da dire che se i due ragazzi non sono completamente "bianchi", Eboshi non è completamente "nera" poiché il suo operato di amministratrice e imprenditrice emana un femminismo ante-litteram che assolve, in parte, i suoi errori di valutazione. 

Miyazaki si occupa della condizione femminile del proprio tempo tramite il personaggio più complesso del film senza generare apparenti soluzioni ai problemi del genere in una società feudale che per certi versi corrisponde ancora a quella moderna.

Un altro elemento interessante ripreso, da "Il mio vicino Totoro", è la presenza di piccoli e graziosi spiriti, nella fattispecie i Kodama, che rappresentano la vita di ogni albero della foresta e lo spiritualismo shintoista legato alla madre terra, alla vita, alla natura. Miyazaki lo evoca come chiave di svolta per uscire da una spirale di distruzione altrimenti destinata a ripetersi nel corso delle storia. Da notare come la lupa Moro ricordi la mitologica fondazione di Roma e la condizione dei lebbrosi, accuditi amorevolmente da Eboshi, sia molto simile a quella partita dagli stessi malati in Occidente con il quale risulta evidente il rapporto di mutua influenza.

Infine se l'inizio di "Principessa Mononoke", con le secrezioni purulente del cinghiale che escono dagli occhi e dalle carni, sembrano brani di una mitologia horror, il finale, splendido e sospeso, sparge sulle alture dei Territori del Nord la speranza di una riconciliazione tra l'uomo (ingrato) e una natura (magnanima) che poeticamente ricopre di vita l'arido cuore dei suoi più evoluti abitanti. "Principessa Mononoke" è un film complesso nella gestione degli eventi ma di una semplicità disarmante nell'esposizione dei suoi più aulici contenuti.

(Versione con doppiaggio del 2015).

 

The Space Cinema - Torri di Quartesolo (VI)

 

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Principessa Mononoke (1997): scena

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