Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
Sokurov è lontano anni luce rispetto a tutti i suoi colleghi (paragonato a quelli viventi almeno). Questo è un dato di fatto. Talmente evidente che, se il Cinema fosse uno sport, i suoi antagonisti dovrebbero ritirarsi per manifesta inferiorità. Il suo è un Cinema palpitante (che dire di quel continuo, terrifico, rumore di fondo che accompagna, nello specifico, l'intero film?), tanto corporeo e corporale che pare esser fatto di carne; di carne viva e palpitante (appunto), anche se talvolta può sembrare agonizzante. I suoi sono dei veri e propri film in 3D, senza che vi sia la necessità di dover inforcare degli occhialini da deficienti (sì, proprio quelli che, in genere, servono per vedere dei lavori - men che -mediocri). Questo ennesimo miracolo cinematografico (perché di questo si tratta) del cineasta russo è un'opera sontuosa, meravigliosa e travolgente, come tutta la sua produzione d'altronde, anche se - a mio modesto parere - un filo inferiore a Madre e Figlio che, sarà anche perché è il primo lungometraggio di Sokurov che ho avuto il privilegio di vedere, personalmente considero il film perfetto in assoluto. La figura del Moloch (che è sia il nome di una divinità che quello di una forma di sacrificio specifica legata al fuoco, o anche entrambe le cose, a seconda del tipo di cultura a cui lo si voglia accostare) non è certo una novità nel Cinema e appare in diverse occasioni: una delle più rilevanti è quella in cui, per il protagonista del film in questione, assume la forma di una macchina che esplodendo fa strage degli operai alla quale erano adibiti.
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