Regia di Trey Parker vedi scheda film
Con il consueto e geniale "bricolage" tra cartoncini e fotografie, mossi a passo uno e aiutati dalla computer grafica, Parker e Stone realizzano un piccolo grande capolavoro.
Non condivido infatti l'idea che sia una semplice puntata prolungata; anzi a mio avviso è un vero e proprio omaggio allo spettacolo cinematografico (in particolar modo il musical).
La troup è conscia fin dall'inizio delle controversie che la pellicola avrà nel pubblico e decide di costruire l'intera trama intorno a questo: la libertà di parola che viene minacciata dai perbenisti, attenti solo alla forma di un linguaggio corretto, che però non si addice ad una satira corrosiva e provocatoria.
Un film la cui rivoluzione non si limita alla fiction, e non solo segna un epoca in cui i bambini sono continuamente alla ricerca del proibito e della trasgressione, ma anche la fine del primo periodo della serie televisiva.
Nella stagione successiva al film, la quarta, infatti la satira cambia e non è più l'uso provocatorio di contenuti per adulti in un cartone animato a distinguere la serie.
Segno che i tempi cambiano e South Park lo sa, così comincia a dare spazio ai personaggi secondari (ad esempio Butters, che fino ad allora non aveva avuto alcuna importanza), comincia ad affrontare temi sociali come: l'handycap, la discriminazione raziale e sessuale e tanti altri aspetti che prima passavano in secondo piano rispetto a quello trasgressivo.
Una delle poche serie del genere che è riuscita a crescere, a dispetto di Griffin e Simpson che seppur ben fatti risultano ora un po troppo ripetitivi.
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