Regia di Pablo Trapero vedi scheda film
Anche in Argentina la classe operaia è morta, e il film del ventottenne Paulo Trapero ne è un quieto compianto, affettuoso e crepuscolare. Rulo, ex bassista pop (il suo nome d’arte era “Paco Camorra”) e gruista in continue difficoltà di lavoro, appesantito e bonaccione, è una figura accattivante. Il suo rapporto col figlio ciccione e scoppiato che suona anche lui in un gruppo rock, la bizzarra storia d’amore con una attempata bottegaia, l’amicizia coi superstiti della band hanno una mestizia e una leggerezza che ispirano immediata simpatia. Il giovane Trapero, che è della generazione del “post-proletariato”, evita finché può la demagogia e segue con rispetto da italiano degli anni ’50 le sventure del suo protagonista. E il film è girato in un bianco e nero che, se a tratti rischia l’estetismo, d’altro canto raffredda i toni naturalistici ed evita l’“effetto Loach”.
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