Regia di Stefano Grossi vedi scheda film
Non si nasconde fuori dal mondo chi lo salva e non lo sa. È uno come noi, non dei migliori». È Eugenio Montale a suggerire questa verità e Stefano Grossi ha scelto queste parole per chiudere il suo primo film: le persone che si nascondono o che sono costrette a farlo sono un uomo e una donna, vivono a Roma, si sfiorano solo una volta, senza in realtà incontrarsi. Si scambiano, come pegno di solitudine e di magia quotidiana, un piccolo specchio e una clessidra. Yusuf è un tunisino, arrivato in Italia da un mese dopo che la fabbrica di vetro in cui lavorava è stata chiusa. Fa il lavapiatti. Ivana è un’insegnante che lascia la scuola e si autoreclude in casa. La storia è divisa in due capitoli (più riuscito e intenso il secondo) che prendono il nome dai due protagonisti e ogni capitolo ne segue le ore, i gesti, i silenzi, il dolore composto, l’infelicità attonita: treni che vanno, una canzone di Patty Pravo, un furto, la segreteria che porta voci amiche e ostili, il mare e la luce della terra lontana. Il regista rivela un certo gusto per la composizione dell’inquadratura e accarezza i suoi personaggi (bravi i due attori). La messa in scena, con qualche ambizione, è tutta giocata sulle atmosfere e sulla sospensione narrativa.
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