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I Cassamortari

Regia di Claudio Amendola vedi scheda film

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La recensione su I Cassamortari

di Souther78
4 stelle

Ottimo spot Microsoft, per il regista che si è intortato il sistema e i provax, traendone lauti benefici (vd. Amazon, ed enti vari produttori e finanziatori di questa mediocre operetta). "A fare i collaborazionisti pochi ci guadagnano: quei pochi siamo noi!"

"A fare i collaborazionisti pochi ci guadagnano: quei pochi siamo noi!" Così potrebbe sintetizzarsi quest'opera, parafrasando se stessa. Tra Amazon, governo, UE, regioni, enti pubblici vari, spottoni Microsoft ubiqui (qui nessuno ha Apple, ma in compenso tutti usano il Surface), pare proprio che il collaborazionismo col nuovo ordine mondiale di Amendola, Pelù & co. li abbia ben ripagati. Eh sì, del resto le uscite pubbliche (social) dei suddetti provax e pro dittatura non saranno sfuggite. Il film trasuda il nulla, proprio come le esternazioni "social" del suo regista, che diceva che chi rifiuta il vaccino è un ignorante. Vero: ignora i benefici socioeconomici derivanti a chi, come lui, ha piegato il capo alla massoneria o ne fa proprio parte.

Sorvolando sulle premesse, il film, fatto da e con "figli di" parte da un'idea che avrebbe potuto essere perfino interessante e originale, peccato, però, che si perda in vistosi anacoluti. La trama sì, come direbbe il suo regista, è scritta da ignoranti. Tutta la vicenda prende le mosse da questi famigerati pagamenti dell'IVA insoluta... ma l'IVA è un pagamento che si prescrive in 5 anni, e senza contare che tendenzialmente i controlli riguardano un anno o due e difficilmente arriva una richiesta di pagamento di 5 anni insieme. Ma fingiamo pure che sia così: significa che la società avrebbe incassato l'IVA e non l'avrebbe pagata allo stato... e quei soldi che fine avrebbero fatto? Spesi in prostitute al casinò come il Semenzana di fantozziana memoria? Ma dai... e, poi, se questo debito iva fosse stato tanto elevato, avrebbe voluto dire che la società aveva incassato 5 volte tanto (oltre all'iva ricevuta e non versata!)... eppure, dopo anni di simile attività nulla sarebbe rimasto per far fronte ai debiti... ma invece il funerale di una star avrebbe ripagato tutto? E, soprattutto, chi è che dilapiderebbe una fortuna per il funerale altrui? Cioè, logorare propri risparmi per un morto? E, ancora, vorrebbe dire che quelle persone (eredi, collaboratori), rispetto alla società dei protagonisti, sarebbero stati decine o centinaia di volte più ricchi... tanto da potersi permettere di spendere per un solo funerale più di quanto quelli avessero messo da parte in decenni di attività.Non contiamo poi il giochino vecchio come il mondo di chiudere una società o farla fallire e aprirne un'altra che svolga attività analoga...

Insomma, le premesse non stanno in piedi. L'idea del personaggio muto per scelta è imbarazzante. La figlia della star è inverosimile nei comportamenti... lo sviluppo della trama non è meno inverosimile: non c'è chi non troverebbe di cattivo gusto una cosa simile e con tutte le critiche al mondo social possibili, francamente stereotipare a tal punto da superare l'inverosimiglianza non fa altro se non isterilire la critica fin dalla radice. Il personaggio più interessante del film si affaccia soltanto all'inizio, mentre tra gli altri si distingue Lucia Ocone in un ruolo anch'esso, però, tanto stereotipato da perdere qualsiasi credibilità. Altrettanto poco credibile il fratello minore, che a occhio e croce sarebbe dovuto nascere da una madre sessantenne. La morale quale sarebbe? Meglio la famiglia dei soldi? Be', se ce lo "dice" un protagonista che viene fulminato sulla via di Damasco da un ripensamento talmente improvviso e repentino da essere una palese esigenza di copione... dovremo per forza crederci, no? Ecco, no.

Guizzo finale di ego del regista, che dà per scontato che la gente conosca le sue relazioni sentimentali e affida a ciò la verve comica conclusiva.

Insomma, come spot Microsoft, Range Rover e Mercedes, 10 e lode. Come film, mediocrità assoluta.

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